Per Buffon è tempo di bilanci.
Si avvicina il giorno del 41esimo compleanno e fioccano le interviste, e sempre di più pare vestire i panni del vecchio saggio.
L’altro ieri in una chiacchierata un po’ scanzonata si è raccontato al suo ex collega Alain Boghossian, oggi si racconta più seriamente alla rivista a Vanity Fair.
Gianluigi Buffon nell’intervista a Vanity Fair affronta anche temi sociali, che sono di grande attualità, con parole di grande buon senso: “Se affonda un barcone a Lampedusa e muoiono 300 persone ci commuoviamo e pensiamo anche ad adottare i bambini rimasti orfani, ma se non affonda ci lamentiamo dell’ingresso di 300 immigrati e ci chiediamo cosa vengano a fare”
Buffon durante l’intervista non manca neanche di ragionare sui fatti avvenuti a in occasione della partita Inter Napoli: “È difficile contestualizzare quanto successo a Milano. L’odio è un vento osceno da qualunque parte spiri, non solo in uno stadio”.
Invita a discernere: “Ho il forte sospetto che il calcio, in tutto questo, reciti soltanto da pretesto”
Queste considerazioni portano Gianluigi Buffon a ricordare la sua esperienza da giovane ultra: “Commando Ultrà Indian Tips, il nome del gruppo di tifosi che seguivano la Carrarese, ancora ce l’ho stampato sui miei guanti”.
I suoi compagni di strada occasionali: “Incontravo gente di cui si parla tanto senza saperne nulla. Ragazzi normali. Sognatori. Idealisti. Alcune persone interessanti e qualche deficiente“.
E di come una volta prese qualche manganellata dalla polizia.
Ricorda Buffon: “È una storia che risale a vent’anni fa, Dopo una partita diedi un passaggio a un tifoso del Parma. Al casello c’era un posto di blocco della polizia. Appena vide le luci blu, lui si dileguò. A confronto con loro rimasi solo io”.
Ma giustamente si assolve: “Oggi, ovviamente, non commetterei più quelle leggerezze, ma riconosco ancora quel ragazzo capace di slanci di solidarietà nei confronti di un amico. Anche di un amico che sbaglia“.
Ricorda perché non è mai caduto nella trappola più pericolose : “Non drogarsi, non doparsi, non cercare altro fuori da te sono principi che i miei genitori mi hanno passato presto. A 17 anni, quando in discoteca mi mettono una pasticca sulle labbra, io so come e perché dire di no“.
Giusto una volta: “Un tiro di canna fatto da ragazzo“. Ricorda Buffon: “Una nuvola di fumo che avvolge i tifosi della Casertana, una nebbia provocata non dai fumogeni, ma da 200 canne fumate tutte insieme: è come se la vedessi ora”.
Gianluigi Buffon nell’intervista non manca neanche di affrontare il tema strettamente privato e molto dolente della depressione di cui ha sofferto all’età di 25.
Confida: “Per qualche mese ogni cosa perse di senso. Mi sembrava che alle persone non interessasse Gigi, ma solo Buffon: il campione che incarnavo. È stato un momento davvero complicato, anche se avevo 25 anni e avevo successo e notorietà”.
Per far capire quanto fosse grave, Buffon racconta un episodio in particolare: “Pochi minuti prima di una partita di campionato mi avvicinai al preparatore dei portieri, Bordon, e gli chiesi di far scaldare Chimenti. Gli dissi che non me la sentivo di giocare, perché avevo avuto un attacco di panico e non potevo sostenere la partita”.
Svela com’è uscito da quel tunnel: “condividendo quella nebbia con gli altri. Capii che quel momento era uno spartiacque e non dovevo avere paura di mostrare le mie debolezze, né di piangere”.
Buffon , infine, non può non tornare sull’eliminazione dal Mondiale in Russia.
L’ex n,1 azzurro prende le difese dell’ex CT Giampiero Ventura e dei calciatori: “Che noi calciatori lo abbiamo osteggiato è una balla colossale. Ventura ha avuto la nostra massima disponibilità e lo abbiamo difeso in ogni occasione. A un certo punto, è vero, si è sentito solo”.
Il problema era altrove, non nello spogliatoio: “Ma forse un sostegno diverso avrebbe dovuto averlo da chi di dovere. Evidentemente molte cose non hanno funzionato come avrebbero dovuto. Come insegnante di calcio, a me Ventura è piaciuto tantissimo”.
E per chiudere non può mancare una parola su quando ….. Buffon pensa di giocare almeno ancora un altro anno: “L’idea, se il Psg sarà d’accordo, è quella“.