L’ex attaccante e attuale ambasciatore della Juventus, Fabrizio Ravanelli, nel corso di un’intervista al Corriere della Sera, di cui si propone un estratto, ha commentato la situazione attuale vissuta dalla Juve, ed è tornato indietro con i ricordi, al periodo in cui vestiva la maglia bianconera.
Ravanelli ha fatto un paragone tra il tridente ai tempi della sua Juve e quello attuale formato da Dybala-Higuain-Ronaldo:
“Il nostro, io, Vialli, Baggio prima e Del Piero poi, era inimitabile, per il lavoro che veniva fatto.
Né quello del Liverpool, Salah-Firmino-Mané, né Dybala-Higuain-Ronaldo possono avvicinarsi. Ma ogni versione ha le sue caratteristiche e i suoi punti di forza”.
Ravanelli ha poi raccontato come nacque il tridente di Lippi:
“Dopo una partita con il Brescia, in cui Baggio venne marcato fisso, l’allenatore decise di mettere un attaccante in più.
Ma dovevamo essere i primi difensori con il pressing. Oggi non è più proponibile: i calciatori si lamenterebbero per l’eccessivo lavoro.
Credo che vada bene solo in determinate partite.
Anche se Dybala è un altro rispetto all’anno scorso, Higuain come me è un sagittario orgoglioso che vuole dimostrare sempre qualcosa e Ronaldo non ha bisogno di altre parole, specie dopo il gol di Genova. A centrocampo però non vedo la qualità necessaria per supportarli“.
Sulla recente sconfitta in campionato della Juve contro la Lazio, l’ex bianconero ha commentato:
“La Juve ha avuto un ottimo approccio, ma non ha chiuso la partita e ha preso due gol evitabilissimi, non da Juve. E alla fine ha vinto la squadra più cinica e che difende meglio.
La Juve di Sarri sta crescendo e si cresce anche attraverso certe sconfitte, come era stato anche per Allegri.
Tutto quello che non è una vittoria è percepito come una tragedia, soprattutto adesso che la Juve ha abituato troppo bene i suoi tifosi.
Ma questo allenatore mi sembra una garanzia per continuare a vincere.
Che cos’ha di diverso la Juve rispetto alle altre? Se entri lì, sai che non puoi sbagliare una virgola. È la storia che lo dice.
Al di là della Supercoppa, la Juve lotterà su tutti i fronti fino all’ultimo“.
Ravanelli ha poi ricordato il suo primo giorno a Torino:
“Firmai il contratto con Boniperti, assieme al mio povero padre e a mio fratello. Eravamo assieme anche a Perugia, nel 1976, quando i bianconeri persero lo scudetto all’ultima giornata per un gol di Renato Curi e io piansi per tutta la partita.
La Juve mi ha reso una persona migliore sotto tutti i punti di vista“.
Sul suo rapporto con Gianluca Vialli, Ravanelli ha raccontato:
“Io giocavo in C col Perugia e lui era lì con l’Italia di Vicini. Mi regalò un paio di scarpe che custodisco ancora. È stato il mio idolo, il mio compagno di camera, il mio modello. E lo sarà sempre, anche per come sta gestendo questo difficile periodo.
Ricomporre il binomio vincente con Mancini in Nazionale è stato bellissimo e aumenta ancora di più l’entusiasmo in vista dell’Europeo”.
Ravanelli ha poi concluso con un commento su Mancini e Mihajlovic:
“Dalla trasparenza e dalla serietà . Pur avendo caratteri diversi erano due leader già in campo.
Un professionista come Sinisa credo di non averlo mai visto. Un uomo vero, sincero, che dice sempre le cose in faccia. Mi ha insegnato molto e non sta smettendo di farlo anche adesso con la sua lotta alla malattia.
Le punizioni come le calciava lui, però non sono riuscito mai a tirarle“.