Andrea Bosco, ex giornalista del “Guerin Sportivo“, e della “Gazzetta dello Sport“, ha commentato per Tuttojuve la gara tra Atalanta e Juve, ponendo soprattutto l’accento sulla classe arbitrale “fuori dal campo, sommersa dalle ingiustificate proteste dei bergamaschi e bersagliata dai giudizi talebani di qualche ex arbitro” .
Secondo il giornalista “Dar fiato alle trombe e ”ragliare“ è lo sport nazionale. Nel calcio e non solo nel calcio. Ma non è detto debba essere tollerato”.
Bosco prende spunto anche da quanto avvenuto in Torino – Venezia: “E’ stato annullato un gol (per fuorigioco opinabile) al Torino. La “consultazione“ Var è durata 6 minuti e mezzo”.
E poi, “a Roma un altro arbitro ha concesso alla Lazio un rigore che non ha precedenti nella storia del calcio: difensore del Bologna che esce dalla sua area di rigore e che si divincola dalla marcatura di un avversario Rigore. Sommate altre “porcate“: fuorigioco risibili, rigori risibili, gol annullati per risibili falli “precedenti“ alla marcatura. Una saga degli orrori. C’è un gap filosofico da colmare: la protervia di una classe arbitrale che si è inventata una arbitrarietà nel giudizio degna del manzoniano Azzeccagarbugli”.
C’è un solo rimedio per porre fine a questa scellerata tirannia: “Imporre una nuova regola. Imporre che la consultazione al Var avvenga a “chiamata“: due per tempo. Chieste dal capitano in campo o dalla panchina“.
Tutto ciò perchè “gli arbitri possono conoscere a menadito il regolamento: ma non sanno cosa significhi portare o subire un tackle, perché sul campo a portarlo o a subirlo non ci sono mai stati . simbolico quanto clamoroso : diano alle fiamme la bibbia con le pandette attualmente in vigore” .
Secondo Bosco, ora “tocca ai tifosi pretendere che le cose cambino: Civilmente ma con grande determinazione” lasciando “perdere le faide contradaiole: tutte le squadre ci stanno rimettendo. E se tutte ci rimettono è il calcio a rimetterci. Il protocollo è da stracciare . Il protocollo è da riscrivere. I tifosi lo chiedano . A gran voce. In presenza, sotto alle finestre del Palazzo”, conclude il giornalista.