lunedì, Novembre 25, 2024

Frattesi: “Mio nonno tifoso sfegatato Juve. Marchisio è sempre stato il mio idolo”

In vista del posticipo di lunedì sera contro la Juventus, il centrocampista Davide Frattesi nel corso di un’intervista a TuttoSport ha commentato la sua esperienza al Sassuolo e delle insistenti voci di mercato che lo vedono accostato ai bianconeri. “La prima cosa che mi viene in mente è la partita dell’andata. Il mio gol, la vittoria allo Stadium e il pensiero di mio nonno Carmine, che era un tifoso juventino sfegatato“.

Cos’avrebbe detto il nonno, sapendo dell’interesse della Juve per lui? Si sarebbe sentito male, come quando ho segnato quel gol. Avrei dovuto togliergli la televisione, il telefono, i giornali…. Sicuramente sarebbe stato bellissimo per lui. Sarebbe stato bello riuscire a fargli vivere qualche emozione. È un rimpianto che ho, però purtroppo la vita è anche questa”.

“Il Sassuolo è una società non troppo pressante sui risultati e questo aiuta a lavorare bene – ha dichiarato Frattesi -, soprattutto i giovani. È un posto perfetto per crescere, il resto dipende dal singolo. Ho sempre avuto tanta fame, fin da piccolo ho sempre detto a tutti che sarei voluto arrivare in alto e anche ora voglio cercare di arrivare sempre più su“.

Frattesi ha poi parlato di quello che è uno dei suoi idoli: Claudio Marchisio. “Una delle prime volte che venivo convocato in prima squadra nella Roma, ci andavamo a riscaldare a turno a gruppi di tre e i giocatori bianconeri facevano lo stesso: quando arrivò il mio turno tra loro c’era Marchisio. Mia nonna Stefania da anni mi faceva i collage con le foto mie e sue dicendomi: ‘Sei uguale!’. Le rispondevo che lo diceva perché mi vedeva con gli occhi dell’amore. Una volta lì, con l’idolo di una vita, forse più ancora di mia nonna che mio – ha commentato Frattesi con un sorriso -, sono andato a chiedergli la maglia. È stata una grande emozione, io avevo giocato solo in Primavera, ma lui mi ha detto subito che a fine partita me l’avrebbe data e al fischio finale, pur avendo perso, è venuto subito da me. Io presi la maglia e non sapevo cosa fare. Pensavo ‘La mia non la vorrà, che se ne fa?’, invece me la chiese. Siamo rimasti in contatto e lo sento tuttora, persone di quello spessore umano nel calcio si incontrano raramente. Il giocatore poi lo conosciamo tutti. Mi rivedo un po’ in lui, qualcosa di simile c’è. Lui ha fatto una carriera importantissima, è stato uno dei centrocampisti italiani più forti. Devo lavorare per cercare di riuscire magari un giorno a emularlo“.

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