“Questa è già la Juve di Dusan Vlahovic“, è questo il parere di Marcello Chirico che su IlBianconero ha commentato l’ultima prestazione della Juventus, che ha passato il turno in Coppa Italia dopo il 2-1 al Sassuolo.
“Il centravanti che mancava, un attaccante vero, senza fronzoli e tutta sostanza – ha continuato il giornalista. Il clone di CR7? Questo lo dirà solo il tempo, e lui coi sui appena 22 compiuti di tempo davanti ne ha davvero tanto. Tempo che Dusan non sembra intenzionato a sprecare”
“Non sono trascorse neanche due settimane dal suo approdo a Torino, ha giocato appena 180 minuti con la sua squadra, ma Vlahovic si è già dimostrato quello per cui è stato acquistato: decisivo“.
Una partita complicata “poi Allegri gli ha messo a fianco Morata, e aggiunto con Locatelli dinamicità ad un centrocampo letargico orchestrato da orsetto Arthur (domanda: perché Max si ostina a metterlo in campo?) e la partita è cambiata. La squadra ha alzato i giri del motore e sono fioccate occasioni, centrati due volte i pali della porta di Pegolo superstar, ma per risolverla c’ha dovuto pensare lui, Dusan, inventandosi letteralmente azione e gol. Poi è stato anche fortunato con quella carambola su Tressoldi, ma come si dice: la fortuna aiuta gli audaci. E lui di audacia ce ne ha messa tanta pur di riuscire a segnare quel gol qualificazione“.
“La parola chiave l’abbiamo scritta e la riscriviamo ancora: determinante. Sperando entri nella testa anche a qualcun altro della rosa bianconera, e dalla voracità del serbo prenda esempio” ha affermato Chirico, che aggiunge: “Ovvio che il riferimento è prima di tutto a Dybala, autore comunque giovedì di una prestazione positiva. È stato lui ad aprire le marcature della serata, ed è stato sempre lui a lanciare proprio Vlahovic nella funambolica fuga per la vittoria”.
“In mezzo tanti ghirigori, palleggi ed evoluzioni, utili a lustrare l’occhio dei tifosi (che infatti lo hanno acclamato) ma che sul piano pratico hanno creato poco – ha aggiunto. Non appena la gara è finita su un binario morto, Paolino è sparito insieme al resto della squadra. Qualche tocco qua e là, ma nessuna giocata risolutiva. Un suo vecchio vizio. Certo, dopo tre minuti ha fatto gol e il lancio geniale per DV7 all’82° è partito sempre dal suo piede: chapeau. Ma una partita dura 90 minuti (quella dell’altra sera 96) e non si può vivere di rendita e di lampi. Proprio perché ci si chiama Dybala e non si è uno inter pares. Lui è il 10, e ci si aspetta sempre qualcosa in più. Che sia lui a il primo trascinatore della squadra. Deve entrargli in testa. Vlahovic, a quanto pare, lo ha già capito“ ha concluso.