Il docente di Economia Azienda all’Università di Torino prof. Paolo Biancone, (tra l’altro docente di Giorgio Chiellini nel suo corso di laurea) si è espresso sulle plusvalenze in modo molto chiaro.
Ecco cos’ha detto ai microfoni di Tuttosport:
“Ci troviamo di fronte a un problema legato alle valutazioni: nel momento in cui io compro qualche cosa e pago cash, la dimensione del pagamento è importante perché sottraggo risorse alla mia azienda”, ha spiegato l’esperto.
“Nel momento in cui, invece, al posto di pagare cash ho una permuta di altri giocatori allora la fatica che faccio è diversa: non sottraggo risorse monetarie ma risorse di valore. Quindi tutto si sposta sulla valutazione dei giocatori che è quanto di più complesso ci possa essere”.
Ad esempio, spiega il prof. “se qualcosa che per me vale 10, io la vendo a 12, allora faccio una plusvalenza di 2. Il punto è capire come è venuto fuori questo 12. Se è venuto fuori da uno che paga 12 in contanti è una cosa, se viene fuori da uno che paga con due giocatori da 6 è un’altra cosa. Perché la valutazione dei due giocatori da 6 e quella del giocatore da 12 potrebbe essere una valutazione che nessuno sarebbe disposto a pagare in contanti”.
In merito ai controlli aziendali, Biancone spiega che “Sindaci e revisori sono deputati a verificare che le cose scritte a bilancio non siano delle balle. Poi, naturalmente, la valutazione è un tema soggettivo e quindi i criteri possono essere costruiti con delle logiche che non sempre sono sostenibili”.
E poi: “Se chi paga, paga in contanti, il problema non si pone perché di fatto nessuno è fesso al punto di trasferire dei soldi buoni in confronto a una valutazione gonfiata. Nella permuta, siccome non paga nessuno e non c’è uno scambio monetario, potrebbero esserci delle sopravvalutazioni delle singole attività”.
Insomma, il professore è netto: “La plusvalenza per definizione non è qualcosa di negativo: vuol dire semplicemente che io sono stato in grado di investire su un giocatore che aumenta o non perde di valore. Si tratta di un meccanismo virtuoso della gestione aziendale. Quindi, concettualmente la plusvalenza non è peccato”.
“Da un punto di vista reale però la plusvalenza potrebbe essere un problema nel momento in cui non fosse stata fatta una valutazione corretta ma strumentale a evitare una esclusione dal campionato per inadeguatezza dei fattori patrimoniali o una valutazione tesa a compensare perdite fatte in una gestione poco oculata. In sostanza: la plusvalenza di per sé non è cattiva ma lo è se è finta e maschera delle situazioni”.
In conclusione secondo il docente “questo tipo di formula deve essere monitorata. Ma bisogna fare in modo di tenere in considerazione i macro driver internazionali di contesto. Non si può esclusivamente mettere dei paletti. Io non vieterei la permuta di giocatori perché potrebbe diventare un fattore che influenza lo scenario. Non lo farei a meno che non si voglia cambiare il mondo del calcio a livello globale. Il punto è che se cambio un giocatore e dico che vale 4, allora devo avere contezza che la valutazione sia quella e devo avere sufficiente carta a supporto per dimostrarlo”.