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venerdì, Marzo 29, 2024

Lettera aperta di Zazzaroni al Premier Conte: “Il calcio, per ripartire e sopravvivere alla crisi, ha bisogno di un dpcm assai diverso da quello teorizzato dal ministro dello sport”

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Ivan Zazzaroni, direttore del Corriere dello Sport, attraverso le colonne del suo giornale, scrive una lettera aperta al presidente del consiglio dei ministri Giuseppe Conte::

Caro Premier, vengo subito al punto: il calcio, per ripartire e sopravvivere alla crisi, ha bisogno di un dpcm assai diverso da quello teorizzato dal ministro dello sport”, esordisce il giornalista.

“Serve infatti un decreto che istituisca lo scudo penale a salvaguardia delle società nel caso in cui uno o più tesserati risultassero positivi, stabilisca lo stato di necessità e autorizzi frequenti trasferimenti delle squadre da una regione all’altra. Le posso assicurare che è nulla rispetto agli effetti che produrrebbe il blocco del campionato”.

“La convivenza con il virus è diventata fondamentale, l’ha appena spiegato la virologa Ilaria Capua: «Possiamo dire che ne siamo fuori tra 15 giorni, dopo questa riapertura. Non cadiamo in trappola: dobbiamo trovare una nuova normalità. Con questo virus si deve fare così. Invito a tenere un comportamento di buonsenso».

Alle parole della Capua aggiungo quelle di un epidemiologo italiano che lavora negli Stati Uniti ed è considerato un fenomeno (il suo curriculum è assai diverso da quello di chi lei sa), il professor Alessandro Vespignani, figlio del grande pittore e illustratore romano: «Per sconfiggere il virus servono le 3T» ha spiegato a tpi.it: «testare, tracciare e trattare». E allora testiamo, tracciamo e trattiamo il calcio come merita.

Lei, caro Conte, ha nelle mani il futuro della seconda – per importanza – passione degli italiani e di un’industria da 5 miliardi di fatturato, capace di garantirne 1,4 di imposte e soprattutto di dare lavoro a 100mila persone. Per una serie di errori che non sto qui a elencare – sappiamo che è tifoso della Roma e che conosce bene la materia – il settore è superindebitato e esposto con le banche (2,4 miliardi) e affida il suo destino alla continuità nazionale e internazionale. Nella sicurezza, s’intende”.

E ancora, scrive il giornalista: “Nutro grande rispetto per il ruolo del ministro, anche se purtroppo quello attuale non ha confidenza con lo sport, ma al tempo stesso leggo con attenzione i dpcm. Gliene segnalo uno del 7 giugno 2016, in particolare l’articolo 26. Quello che nella vulgata tutti chiamiamo Ministero dello Sport è in realtà l’Ufficio per lo Sport, il quale a sua volta non è altro che la “struttura di supporto al presidente del Consiglio per l’esercizio delle funzioni in materia di sport”. I compiti dell’Ufficio per lo Sport – e quindi anche del dott. Spadafora -, come avviene per qualsiasi pubblico potere, non sono conquistati sul mercato della comunicazione o decidendo di volta in volta se e come intervenire in relazione a questo o a quel problema. Anche qui, ciò che l’Ufficio per lo Sport può o non può fare è stabilito dal sistema normativo, in quelle che i tecnici del diritto chiamano le “attribuzioni”.

“Le risparmio altri passaggi e obblighi del ministro dello sport e grazie all’aiuto di un importante avvocato amministrativista, giungo alla conclusione. Il quadro è chiaro, comunque si voglia leggere la norma, l’Ufficio per lo Sport non esercita alcun potere sullo svolgimento dei campionati delle società professionistiche. Questo per quanto riguarda la vita ordinaria (e non a caso, l’Ufficio per lo Sport non si è mai intromesso su come e quando disciplinare i campionati, anche perché su questa materia vige il principio dell’autonomia sportiva, che riserva ogni decisione alle rispettive federazioni). Ma un’attribuzione dell’Ufficio dello Sport non esiste nemmeno con riferimento all’emergenza sanitaria che stiamo attualmente vivendo. Se ne ricava che la gestione della crisi sanitaria non vede tra i suoi protagonisti (stando alle leggi vigenti) il capo dell’Ufficio dello Sport ossia l’onorevole Spadafora».

Caro Premier, non si lasci condizionare da nessuno, tantomeno dalle recenti positività delle tedesche: la convivenza col virus è la chiave, il rispetto di un protocollo serio lo strumento indispensabile e il 14 giugno è ancora lontano. L’ipotetica irregolarità del campionato, poi, andrebbe di pari passo con quella della nostra vita attuale. Si fidi della Capua: consegni il calcio a una nuova normalità”.

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