Il quotidiano la Stampa ha raccontato i 10 anni della presidenza di Andrea Agnelli alla Juventus, anni di sfide, traguardi e record:
“Quella da bambino a Villar Perosa con vicino il papà Umberto e giovanissimo all’Olimpico accanto allo zio Gianni con la Champions alzata al cielo di Roma. Due immagini che raccontano il legame senza tempo tra la Juve e la famiglia Agnelli e anticipano il destino di Andrea, il presidente più vincente di sempre.
John Elkann al momento dell’investitura disse “La Juve è importante per la nostra famiglia, c’è bisogno di una vicinanza costante: ho chiesto a mio cugino di prendersi questa responsabilità, sarà una garanzia per impegno e competenza. Ama la squadra in maniera genuina e ha lavorato nella stessa Juve (come in Ferrari e Philip Morris) nella parte sportiva».
È il 28 aprile 2010 e la Juve ha le cicatrici di Calciopoli e attraversa una crisi profonda che culminerà nel 7° in campionato. L’era Agnelli comincia adesso e da lì sono dieci anni ma sembra un eternità.
La società che oggi stipendia 885 persone ne aveva 145, nel ranking Uefa si è passati dal 43° al 5° posto, ricavi da 172,1 a 621,5 milioni e i titoli conquistati sono 16 titoli andando a pareggiare i record di Boniperti e Chiusano, le cui presidenze sono state però più lunghe.
Realizzato il sogno dell’Avvocato di battere il primato di 5 scudetti di fila, festeggiandone ad oggi 8.
Si è passati da il “No” di Di Natale al sì di Cristiano Ronaldo.
Il presidente crede al lavoro di squadra, inventa Nedved dirigente e arruola l’adesione Marotta e il ds Fabio Paratici e il tecnico Del Neri.
La rifondazione è grande e come spesso accade il prezzo è altissimo: la 1° stagione è amara e sfuma anche l’accesso in l’Europa, ma Agnelli sa che la strada è giusta e si immerge nel lavoro evitando proclami. Puntare su Conte chiedendogli di insegnare “juventinità” e non solo tattica.
Il mercato è importante e Pirlo a parametro zero un capolavoro.
Del Piero vive il suo ultimo anno bianconero: lascerà con uno scudetto insperato, dentro uno stadio in lacrime, ma nel credo di Agnelli la programmazione non ammette sentimenti: “Chiamatemi Andrea” dice ai tifosi perché si sente uno di loro, ma la Juve non è un giocattolo, deve diventare industria, realtà internazionale.
Primo passo nel futuro l’inaugurazione dello Stadium, l’8 settembre 2011 a cui seguono J|Museum, J|Medical, nuova sede,il nuovo centro sportivo e per ora infine il J|Hotel.
Su tutte le ultime attività c’è il logo innovativo, presentato nel gennaio 2017, che assegna un’identità grafica immediata, una riconoscibilità trainante per marketing e merchandising: un’espansione senza confini (da poco aperta sede a Hong Kong, per entrare sempre più in Oriente) che si combina con i successi sportivi.
Conte inanella 3 scudetti ma il rapporto si deteriora e ad inizio del 4° ritiro si spezza.
Per molti sembra la fine del ciclo invece Allegri prolunga il dominio tricolore e restituisce una dimensione internazionale, come dimostrano le due finali di Champions che però sono anche l’unica delusione del ciclo.
Sarri è la prima scelta tecnica di una società riorganizzata, ringiovanita e articolata in 3 aree operative coordinate da Agnelli. Intanto, un’altra Juventus vince: è quella femminile fondata nel 2017 e subito gigante.
Scudetti messi in bacheca e scudetti inseguiti: Agnelli non ha mai rinunciato alla battaglia per riavere quelli tolti da Calciopoli col sostegno del suo popolo e contro l’altra metà del tifo, intanto li sbandiera allo Stadium e a chi legge imbarazzo ribatte che nel suo salotto espone i quadri che vuole.
Ora la Juve è pronta a ripartire dopo aver battuto l’Inter e riconquistato la testa della classifica per continuare a vincere per far Andrea Agnelli il presidente più vincente di sempre staccando il parimerito con Boniperti e Chiusano“.