Il giornalista Fabrizio Biasin nel suo editoriale per tuttomercatoweb ha commentato le ultime recenti polemiche tra il mondo della scienza e quello del calcio, in merito ad una possibile ripresa del campionato.
Le parole di Biasin:
“A un bel punto il membro dell’Istituto Superiore della Sanità, professor Giovanni Rezza, dice: “Il comitato tecnico scientifico non si è ancora espresso sul calcio ma si tratta di uno sport che implica contatti. C’è chi parla di test ripetuti sugli atleti, ma mi pare una soluzione improvvisata. Io non darei parere favorevole e credo neppure il Comitato Tecnico Scientifico“.
Prima ancora aveva detto “tifo Roma… dipendesse da me… ehehe”. Ok, la battuta era inopportuna, la risatina anche, ma come sempre in questo Paese si bada alla forma e non alla sostanza.
Questo signore qua – non un pirla come il sottoscritto, uno che ha titolo per parlare persino di cose serie – ha detto quello che ha detto.
Subito si sono scatenati i precisini (“non si fa”), i complottisti (“parla così per interessi personali”). Il dato di fatto è che ha chiarito ai più che quello portato avanti “dal calcio” è un tentativo legittimo, ma in qualche modo difficilmente attuabile.
Poco dopo sono arrivate le risposte di quelli che contano.
Diaconale, per dire: “Le parole di Rezza? Alle volte il tifo colpisce anche gli scienziati e dà alla testa… Scienziati che sarebbero molto più utili se invece di occuparsi di queste cose trovassero un modo per fronteggiare efficacemente il virus”.
E, veramente, a leggere cose così cadono le braccia. La guerra del tifo è stucchevole in tempi “normali”, figuratevi in questo preciso momento storico.
Quindi Cairo, patron del Torino che in maniera decisamente più saggia sceglie di fare un passo indietro: “Oggi ha parlato la scienza, ha ragione Rezza, la ripresa del campionato di Serie A è impossibile“.
E stiamo parlando di un presidente di serie A, ma anche dell’editore della Gazzetta dello Sport che, per evidenti motivi, avrebbe tutto l’interesse per portare avanti il carrozzone.
E veniamo al punto. La cosa sbagliata del mondo del calcio non è che cerchi una soluzione per ricominciare a giocare (a tutti gli appassionati manca, tanto, il pallone), ma che lo faccia dall’alto di un piedistallo, rifiutandosi di fare i conti con il mondo reale come tocca a tutto il resto dell’umanità.
Il campionato di Serie A è importantissimo: fa girare una marea di quattrini, dà da mangiare a un sacco di gente (oh, persino al sottoscritto), ma “l’accanimento” nei confronti della stagione 2019-2020 rischia di diventare un fardello anche per la 2020-2021 e, questo, davvero non possiamo permettercelo.
È vero, si rischia di collassare dal punto di vista economico, ma ci sono anche le possibilità di limitare i danni nel presente e trovare il modo per far sì che la prossima sia “la stagione della rinascita”. Come? Semplificando la burocrazia, per dirne una.
Se invece il problema è legato al “rischio ricorsi” di questo o quel club, allora la risposta deve arrivare da chi ci comanda, dalla politica, da coloro che possono imporre determinate scelte.
In fondo non stiamo parlando di “capricci”, ma di un evento epocale che non piace a nessuno ma col quale dobbiamo fare i conti tutti. Sì, anche il calcio.
L”ok, si può giocare‘ lo deve dare chi ha gli strumenti per capire a che punto siamo. Mica io, te o qualche improvvisato Dottor Aus“.