Editoriale di Tony Damascelli su Il Giornale in merito alla mossa a sorpresa della Juventus che ha trovato un’accordo lampo per il taglio degli stipendi dei giocatori.
“Qualcuno doveva pure incominciare. Ci ha pensato la Juventus, per dovere, per storia: calciatori e allenatore bianconeri rinunciano a quattro mesi di stipendio, marzo, aprile, maggio e giugno, il tempo in cui il campionato è e sarà fermo, a meno di cambiamenti improvvisi e improbabili (in questo caso si andrà a una fase negoziale, con l’attuale premessa positiva ed esemplare)”.
“Non una riduzione, che sarebbe stata un compromesso ambiguo e inutile, ma un taglio netto, una rinuncia, senza usare il sostantivo sacrificio che per un gruppo di professionisti privilegiati sotto il profilo salariale (e non soltanto, credo) non compiono alcun atto eroico ma offrono un esempio di alta coscienza, direi anche etica e sociale, in un momento così drammatico e tragico per il Paese”.
“Andrea Agnelli e Fabio Paratici non hanno incontrato ostacoli nel lavoro diplomatico, sindacale e di sensibilizzazione, partendo da un presupposto chiaro: l’adesione sarebbe dovuta essere totale, senza alcuna concessione o sconto, altrimenti non si sarebbe arrivati ad alcuna soluzione”.
“L’unanimità delle risposte, da Cristiano Ronaldo a Pinsoglio, per citare il primo e l’ultimo nella lista degli stipendiati, compreso Maurizio Sarri, è stato un successo non soltanto politico della dirigenza bianconera ma una risposta altrettanto significativa dei calciatori, spesso indicati come avidi profittatori in e di qualunque situazione”.
“Il risparmio per il bilancio del club si aggira sui novanta milioni, valgono più di uno scudetto e di una vittoria in champions league”.
“Se non arriverà la vittoria sul campo, la squadra può e deve meritarsi il primo posto non in classifica ma nella reputazione del nostro calcio di serie A, spesso combattuto tra liti condominiali dei presidenti, più ignoranti e ingordi dei loro dipendenti”.
“Ora tocca agli altri, tocca alle squadre che contano i migliori professionisti, i più ricchi, dagli allenatori ai calciatori, italiani e stranieri. Il calcio si è svegliato. In attesa che lo stesso accada con gli uomini della politica”.
Fonte: IlGiornale.it