Se il ricorso di Antonio Giraudo dovesse essere accolto dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, produrrebbe un vero e proprio tzunami che si abbatterebbe su Calciopoli, rivalutando il grido di appello di Luciano Moggi e di Andrea Agnelli ancora non convinti del verdetto emesso nel 2006.
Se il processo venisse riconosciuto “ingiusto”, dunque molte cose dovrebbero essere riscritte, tra cui la radiazione di Moggi e Giraudo, così come la questione dei due scudetti sottratti.
Lo riporta l’edizione odierna di TuttoSport secondo cui “andrebbe rivista quell’ingarbugliata matassa di processi e sentenze che hanno condannato la Juventus e la sua dirigenza di allora, ai cui vertici c’erano Giraudo e Luciano Moggi”.
A chiarire la questione è l’avvocato Rosboch che assieme all’Avv. Jean Louis Dupont (sentenza Bosman, vi dice qualcosa?) ha presentato ricorso per conto di Giraudo presso la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.
“Se la Corte Europea dovesse accogliere il ricorso di Giraudo, si accerterebbe che il processo di Calciopoli non ha rispettato i diritti fondamentali delle parti coinvolte. Se cade quel processo, cadono anche una serie di determinazioni che aveva innescato“, ha detto L’Avv. Amedeo Rosboch.
L’ex dirigiente della Juve ritiene che “quel processo venne celebrato troppo in fretta. Un processo senza il dovuto diritto alla difesa, in un iter che ha visto accusa e organi giudicanti nominati dalla stessa Figc, tutto in violazione dell’articolo 6 della Convenzione che riguarda il giusto processo”.
Nella frettolosa estate di Calciopoli, la cosiddetta giustizia sportiva diede “solamente 7 giorni per predisporre le difese, lasso di tempo insufficiente anche solo per la semplice lettura di un fascicolo di oltre 7.000 pagine”.
Il ricorso inoltre fa riferimento al fatto che a una federazione sportiva sia stata permessa “la creazione di giurisdizioni disciplinari non precostituite per legge” e che c’era una stortura giuridica derivante dal fatto che sia l’accusa (il procuratore federale Palazzi) che le varie commissioni giudicanti dipendevano entrambe dall’organo esecutivo della federazione.
Non solo, anche la durata del processo presso la giustizia ordinaria (13 anni) viene messa sotto accusa davanti alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo dal ricorso di Giraudo.
“Il ricorso è più che fondato – prosegue Rosboch – anche se l’essere ammessi non è scontato. Infatti solo il 20% dei ricorsi è ritenuto ammissibile”.