L’ex direttore generale della Juventus, Luciano Moggi ha commentato dal punto di vista sportivo ciò che sta succedendo in Italia a causa del Covid-19.
E lo ha fatto attraverso un lungo editoriale sulle colonne di Quotidiano Libero.
“Il Coronavirus ha messo a nudo tutte le nostre amenità che sconfinano in debolezze, paure del presente e del futuro. È questo il momento dei se, forse, probabilmente; tutti danno le loro opinioni in libertà che riguardano il presente e il futuro senza sapere quando avrà fine il presente.
“Si è arrivati persino a chiedere alla gente di cantare l’Inno di Mameli dalle terrazze di casa, chissà se per chiamare a raccolta il popolo italiano, pensando che possa ricacciare questo nemico invisibile oltre i nostri confini.
La verità è che in questo momento la paura fa 90. Adesso siamo tutti affratellati, ma per timore del contagio: c’ è da sperare che il Coronavirus abbia almeno insegnato qualcosa.
“Perché in Italia, fino a poco tempo fa, se qualcuno emergeva al di fuori di una certa cerchia veniva additato al pubblico ludibrio ed esportato nel mondo, a mezzo media. Adesso si canta invece Fratelli d’ Italia trascurando che in passato, sia in politica come nel calcio, si sono verificati fatti in controtendenza all’ Inno di Mameli”.
In politica si potrebbe evidenziare la diatriba tra Di Maio e Salvini a seguito delle dimissioni di Matteo da ministro, prima grande amore e poi grande guerra: ci voleva il Coronavirus a dar ragione a Salvini perché, come voleva appunto la Lega, si sono dovuti chiudere i porti, gli aereoporti e anche gli interporti.
“Nel calcio sarebbe sufficiente parlare di Calciopoli e le sentenze definitive dei due processi, quello Sportivo e quello Ordinario: la prima «campionato regolare, nessuna partita alterata», la seconda finita «con il reato a consumazione anticipata», che non è altro che il frutto di illazioni personali, non suffragate dai fatti, mancando tra l’ altro gli arbitri, tutti assolti”.
“A quei tempi andava di moda parlare di potere nel calcio, che non era un reato ma la stima di chi lavorava nel settore rivolta verso chi sapeva dare a questo sport immagine e carisma fino ad arrivare alla conquista del titolo mondiale”.
“Il potere vero, inteso come tale, c’ è stato invece dopo il 2006, ma di stampo scarsamente meritorio: con presidenti inadeguati che portarono il nostro calcio ad essere eliminato per due volte al primo turno del Mondiale, fino a non superare il girone di qualificazione nell’ ultima edizione”.
“Adesso si naviga addirittura a vista, in tanti parlano ma nessuno decide e se qualcuno propone lo fa solo pro domo sua”.