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venerdì, Aprile 26, 2024

Tardelli approva le misure di sicurezza del Governo: “Ragionevole giocare a porte chiuse”

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L’ex centrocampista della Juventus, Marco Tardelli, intervistato da TuttoSport, ha commentato il difficile momento vissuto dal calcio italiano, a seguito dell’emergenza coronavirus, che ha stravolto il calendario di Serie A.

Le parole di Tardelli:

“Se fossi ancora calciatore mi arrabbierei come una bestia, perché non siamo stati presi in considerazione.

I calciatori hanno dei doveri, legati indubbiamente alla retribuzione, ma hanno anche dei diritti.

Qui si chiudono le scuole, cosa che ritengo giusta, si chiudono gli stadi, soluzione razionale, ma si mandando in campo i giocatori.

E alla fine sono gli unici che rischiano. E nessuno ha chiesto loro: avete paura? Cosa pensate di questa situazione? Avete dei suggerimenti?

Il calcio è uno sport di contatto, nel calcio si suda, ci si scontra, ci si marca stretti. Insomma, la possibilità di contagio è alta.

Poi certo, si tratta di atleti, controllati e in salute, certamente non appartengono alle fasce più a rischio, ma possono avere dei famigliari anziani, possono comunque diffondere il virus fra le loro conoscenze.

Se ai calciatori fossero stati interpellati circa un eventuale stop del campionato, alla fine avrebbero comunque deciso di non tirarsi indietro.

Sono atleti, hanno una mentalità che li spingerebbe verso la competizione e verso i loro doveri, ma la cosa clamorosa e ingiusta, è che nessuno glielo ha chiesto“.

Tardelli ha poi commentato la decisione di disputare le gare a porte chiuse:

Mi sembra ragionevole. Io credo che alla fine la crisi economica che potrebbe seguire al coronavirus possa creare più danni che il virus stesso.

Però credo che la cosa più giusta sia seguire le regole che vengono dettate dal Governo e dalle istituzioni.

Abbiamo una sanità che sta funzionando benissimo, abbiamo medici e infermieri che stanno gestendo l’emergenza con coraggio.

E stiamo gestendo la cosa con trasparenza: se abbiamo più contagi degli altri Paesi è perché abbiamo fatto controlli più numerosi e rigorosi“.

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