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venerdì, Aprile 26, 2024

Damascelli bacchetta la Juve: “Manca un leader, una voce autorevole, autoritaria, capace di intervenire con fermezza”

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Il giornalista Tony Damascelli, nel suo editoriale per Il Giornale, ha analizzato il momento critico vissuto dalla Juventus, messo ancora più in evidenza dalla sconfitta subita in Champions League contro il Lione.

Le parole di Damascelli:

“Non c’è un paziente zero nella Juventus. Sono tutti asintomatici, non hanno segni di reazione, sono ugualmente responsabili, dalla società all’allenatore, alla squadra.

Troppo facile, troppo comodo e infantile scaricare le colpe su Sarri che già di suo mette un carico da undici ad ogni esibizione, a bordo campo e nel dopo partita.

Orribili le sue posture, non è necessario essere lord Byron ma un minimo di decoro questo sì sarebbe doveroso, rinunciando a quel mozzicone, pure sputato in diretta eurotelevisiva.

Sarri ha idee nette, se le porta appresso da Empoli, le ha sviluppate e consacrate a Napoli, le ha ritoccate a Londra, pensava di riutilizzarle a Torino.

Ma ha giocatori diversi, se ritiene di impiegare Bentancur come Jorginho, per i due tocchi veloci, sbaglia oggetto e soggetto, l’uruguagio è una promessa che resta premessa, a proposito di posture, Bentancur dovrebbe spiegare che cosa significhi correre in campo masticando un chewing gum.

Ci sono altri partecipanti all’astenia collettiva, Pjanic sembra una vecchia gloria, Rabiot è un francesino eterno cocco di mamma, Ramsey è un principino di Galles, Alex Sandro verrebbe respinto, per il suo malinconico procedere, al carnevale di Rio.

Si salvano de Ligt, Chiellini, Dybala, a volte Cuadrado e, ovviamente, il fuoriclasse portoghese.

Poi c’è il capitano, colui il quale pubblicamente spiega, come un allievo freudiano, di avere intuito, già in fase di riscaldamento, i freni psicologici dei compagni.

Si aggiungano le parole di Sarri che, dopo mesi sette, ammette di non essere capito dal gruppo, allora si comprende che, a differenza dell’aforisma di Flaiano, la situazione è seria ma anche grave.

A chiudere la comitiva, il silenzio della società, Paratici e Nedved si esibiscono nel prepartita, Agnelli rassicura tutti per rassicurare se stesso, manca un leader, una voce autorevole, autoritaria, manca Boniperti, manca Capello, manca Giraudo, per citare figure distanti ma capaci di intervenire con fermezza“.

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