Il giornalista Massimiliano Nerozzi del Corriere di Torino, nel suo consueto editoriale mette in discussione non tanto la magra prestazione della Juventus contro il Sassuolo culminata con un pareggio (due a due), quanto il DNA del gruppo capeggiato da Maurizio Sarri che da sempre contraddistingue chi gioca alla Juventus.
Ecco le parole del giornalista:
“Festeggiato uno dei suoi otto scudetti consecutivi, Giorgio Chiellini sembrò averlo già digerito: «Penso al prossimo»“, scrive Nerozzi.
“Idem Andrea Barzagli, che una volta raccontò la magia di giocare nella Juve: «Dopo il primo scudetto, in estate pensavo solo a vincere il secondo: mi era venuta una fame mai avuta. Perché prima ero un giocatore medio, e avevo una mentalità media»“, ricorda il giornalista.
“Non sarebbe giusto giudicare Maurizio Sarri un allenatore medio e, men che meno, etichettarlo per una frase, ma quella di ieri fa riflettere: «Avendo vinto molto in Italia, inconsciamente, in campionato la squadra può avere meno motivazioni»”.
“Contro l’Inter di Antonio Conte? Non scherziamo. Per carità, aggiungendo che «è una cosa da mettere a posto». Non è un aspetto secondario, soprattutto per un particolare: Sarri, di scudetti, non ne ha ancora vinti”.
E ancora, ricorda Nerozzi: “È stato scelto anche per questo, oltre che per l’indiscutibile know how tattico: il gioco che porta alla vittoria. Con il primo che resta un mezzo per arrivare alla seconda, il fine: e che, nel caso di Sarri (a differenza di Allegri), è una conditio sine qua non”, scrive Nerozzi.
Dunque: “Giocando male, difficilmente questa squadra arriverà lontano. E qui si arriva al secondo dubbio, che questa Juve abbia un’arsenale vasto e letale, ma chissà quanto funzionale, al tecnico: che così ha detto. Ma non si parli di motivazioni: chi non le ha dentro di sé, ha sbagliato squadra”, conclude il giornalista del Corriere di Torino.
Fonte: Corriere di Torino