Tancredi Palmeri, il noto giornalista sportivo, ha affrontato anch’egli la questione relativa alle ultime vicende bianconere che hanno visto protagonisti Ronaldo e Sarri dopo la sostituzione del portoghese in Juve – Milan.
Ecco le sue considerazioni sulle colonne di Tuttomercatoweb:
Non è la prima volta che succede, e non è certo la fine del mondo del calcio, né tantomeno del mondo juventino, né tantomeno del mondo cristianoronaldiano.
Un giocatore, stellare e acclamato, che esce in disaccordo per una decisione, e tira dritto per gli spogliatoi, incazzato per la scelta, è una cosa che succede e che succederà (altra cosa invece è lasciare lo stadio prima che finisca la partita: non soltanto per rispetto verso i compagni, o sprezzo verso il risultato della propria squadra; ma proprio per questioni giuridiche: il sorteggio per l’antidoping viene effettuato a un quarto d’ora dalla fine, i nominativi vengono comunicati alle squadre 2-3 minuti prima della fine del tempo regolamentare, il protocollo non è per niente cambiato diversamente da quello che si dice in giro, dunque le tempistiche della fuga di Cristiano Ronaldo autorizzano delle domande).
Ma appunto, il gesto di stizza fa parte dell’ordine delle cose, figuriamoci.
Anche se è puerile il tentativo di derubricarlo, come l’iniziale cambio di ripresa dall’inquadratura sul suo volto mentre abbandona il campo, o certe fantasiose letture che vorrebbero attribuirgli un innocente disappunto (per intenderci: pochi minuti dopo l’uscita ho sottoposto a un pubblico portoghese le immagini, chiedendo se ne ravvisassero il significato. Le letture delle due frasi sono state le più disparate, ma tutti si sono trovati concordi che almeno una porzione fosse ‘vai pra o car..lho se fude’ che altro che insulto generico: quando viene pronunciato così è proprio quel tipo di insulto che immaginate, ed è diretto a una persona specifica…).
E appunto ci può stare, la stizza, il disappunto, anche l’essere primadonna, nei limiti di.
Cosa dovrebbe mai fare la Juventus o Sarri? Lapidarlo al pubblico ludibrio, intaccare un patrimonio, crearsi un problema ancora più grosso?
Ovvio che no, dunque giusto che la società lo tratti nella maniera che reputa più adatta, tendendo a minimizzare (giusto però che a farlo sia la società, non certa critica compiacente…)”.
Ma soprattutto, questo episodio è la certificazione che Cristiano Ronaldo è più grande della Juventus. Non nella storia ovviamente, ma nel presente.
Cosa che era già chiara al momento dell’arrivo di CR7, che portava le sue vittorie europee a una gestione che ne è all’avida ricerca, e che accettava lo status e le condizioni del campionissimo per poter crescere ulteriormente – parallelamente anche dal punto di vista del marketing, grazie alla compenetrazione in segmenti di mercato giovanile estero dove la Juventus era ancora considerata in maniera piuttosto indifferente.
E attenzione, non che questo fosse un aspetto negativo, anzi. Ovvio che lo status di Cristiano Ronaldo fosse maggiore della Juventus.
Tuttavia, per la prima volta, si certifica che lo sia anche dal punto di vista tecnico.
Guardate le cifre: Cristiano Ronaldo in 14 partite ha fatto 2 assist e segnato 6 gol. Non faceva così pochi assist dal 2012. Non segnava così pochi gol dal 2006.
E non è solo un fatto di numeri, perché lo si vede anche dal punto di vista del gioco, dove Cristiano Ronaldo finora è stato all’altezza del suo nome forse in tre o quattro partite.
Questo ovviamente non può significare che Cristiano sia insostituibile per contratto. O che possa permettersi certi atteggiamenti per contratto.
Così come è normale che qualsiasi società tratti le proprie stelle con i guanti, ancor di più se hanno un carattere particolare (ce l’hanno praticamente tutte le stelle), e ancor di più se hai una sorta di debito d’onore con la tale stella per averti scelto.
Ma di nuovo, quello che è successo certifica come Cristiano Ronaldo sia più grande della Juventus: è intelligente e lui stesso sa che non può tirare troppo la corda, e nemmeno vuole farlo.
Ma il punto è questo: si ribalta la dinamica tra società e giocatore. Non è più la società che dice al giocatore: “Ok ti perdoniamo, però non puoi mica fare così”. No, è il giocatore che perdona la società/allenatore mandando un primo avvertimento: “Nessun rancore, ma ricordatevi chi sono…”.
Dire: ‘Cristiano Ronaldo ha fatto un post dove non menziona l’accaduto, insomma ha perdonato Sarri’ è una battuta. Ma forse, rispecchia proprio la realtà dei fatti.
E la Juventus lo ha accettato per tutti quei bei discorsi menzionati, e soprattutto perché Cristiano Ronaldo è stato preso esclusivamente per la Champions League. L’anno scorso è stato lui il plus che ha fatto superare l’Atletico agli Ottavi, poi la squadra si è sciolta. Conta solo portarlo a febbraio nella migliore situazione psico-atletica, tutto il resto non conta.