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venerdì, Marzo 29, 2024

Gigi Buffon si racconta in questa “Lettera al giovane me stesso”

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Uno straordinario Gigi Buffon si racconta in questa “Lettera al giovane me stesso”.

Una lettera che ripercorre tutto il passato dello storico portiere bianconero tra passato, presente e futuro.

La lettera è stata pubblicata su The Players Tribune:

Caro Gianluigi diciassettenne,

Ti scrivo questa lettera come un uomo di 41 anni che ha tanta esperienza, ha visto tante cose e ha commesso tanti errori. Io ho una notizia buona e una brutta per te. La verità è che io sono qui per parlarti della tua anima.

Sì, la tua anima. Tu ne hai una, che ci creda o no.

Cominciamo con la cattiva notizia. Tu hai 17 anni. Tu stai per diventare un calciatore, come nei tuoi sogni. Pensi di sapere tutto, ma la verità, amico mio, è che tu non conosci la mer..

Tra qualche giorno tu avrai l’occasione di giocare la tua prima gara di Serie A con il Parma e non sai abbastanza da essere spaventato. Dovresti essere a letto a bere latte caldo. Ma cosa hai intenzione di fare, invece? Andrai in discoteca con il tuo buon amico della Primavera.

Ma poi esageri un po’, interpreti un personaggio da film, l’uomo forte. Questo è il modo in cui di solito affronti questa pressione che tu non sai nemmeno di provare. Presto sarai fuori dal locale, discutendo con alcuni poliziotti all’una del mattino.

Vai a casa. Vai a letto.

E, per favore, ti prego, non pis ciare sulla ruota della macchina della polizia. I poliziotti non lo troveranno divertente, nemmeno il club. E tu rischierai di perdere tutto quello per cui hai lavorato.

Questo è il tipo di caos che tu ti porti dentro, senza nessun motivo. C’è come un fuoco dentro di te che ti condurrà a commettere degli errori. Naturalmente tu pensi che questo dimostri ai tuoi compagni che sei uno forte e libero, ma, in realtà, questa è una maschera che stai indossando.

Tra pochi giorni, avrai tre cose molto, molto, inebrianti, ma anche molto, molto pericolose.

Soldi, fama e il lavoro dei tuoi sogni. Ora tu starai sicuramente pensando: come possono essere pericolose queste cose?

Bene, questo è il paradosso. Da un lato è vero che un portiere ha bisogno di sentirsi sicuro, deve essere senza paura. Se dai a un manager la scelta tra il più grande portiere del mondo dal punto di vista tecnico e il più grande portiere che non conosce la paura, ti garantisco che sceglierà sempre, ogni volta, il bastardo senza paura.

D’altra parte, però, una persona senza paura può facilmente dimenticare la sua mente. Se vivi la tua vita in modo nichilista, pensando solo al calcio, la tua anima comincerà ad appassire. Alla fine, diventerai così depresso che non vorrai nemmeno alzarti dal letto.

Puoi ridere, se vuoi, ma ti succederà. Succederà al culmine della tua carriera, quando avrai tutto quello che un uomo potrebbe desiderare dalla vita. Avrai 26 anni, sarai il portiere della Juventus e della Nazionale italiana. Avrai soldi e rispetto. La gente ti chiamerà persino Superman.

Ma tu non sei un supereroe. Sei solo un uomo come tutti gli altri. E la verità è che la pressione di questo mestiere può trasformarti in un robot. La tua routine può diventare una prigione. Vai all’allenamento, torni a casa, guardi la TV, vai a dormire. Fai lo stesso il giorno successivo. Hai vinto. Hai perso. Si ripete e si ripete ancora.

Una mattina, quanto ti alzerai dal letto per andare all’allenamento, le gambe cominceranno a tremare in modo incontrollato. Sarai così debole da non essere in grado di guidare la tua auto. Inizialmente, penserai sia solo stanchezza, o un vir us. Ma poi peggiorerà. Tutto quello che vorrai fare sarà dormire. All’allenamento ogni parata sembrerà uno sforzo titanico. Per sette mesi, avrai difficoltà a trovare qualcosa di bello nella vita.

In questo momento, dobbiamo mettere in pausa. Perché so cosa stai pensando leggendo questo, a 17 anni.

Stai dicendo: “Com’è possibile? Sono una persona felice. Sono un leader nato. Se sarò il portiere della Juventus, guadagnando milioni, allorà dovrò essere felice. È impossibile essere depressi”.

Bene, devo farti una domanda importante. Perché hai deciso di dedicare la tua vita al calcio, Gigi? Te lo ricordi?

E, per favore, non dire che è stato solo per Thomas N’Kono. devi andare più in profondità dentro di te. Devi ricordare ogni dettaglio.

Avevi 12 anni, sì. La Coppa del Mondo del 1990 era in Italia, sì. La prima partita è stata l’Argentina contro il Camerun a San Siro, sì.

Ma dov’eri durante la prima partita? Chiudi gli occhi. Eri nel tuo salotto, completamente solo. Perché i tuoi amici non erano lì, come al solito? Non puoi ricordare. Tua nonna era in cucina, preparava il pranzo. E faceva così caldo che quel giorno chiuse tutte le finestre per rinfrescare la stanza. Era completamente buio, tranne per il bagliore giallo della televisione.

Cosa vedi? Quello strano nome. Camerun.

Non sai dove sia il Camerun, non sapevi nemmeno esistesse un posto simile prima di questo momento. Ovviamente conosci l’Argentina di Maradona, ma c’è qualcosa di magico nei giocatori del Camerun. Fa così caldo sotto il sole estivo, ma il loro portiere indossa la divisa completa. Pantaloni neri lunghi.

Una maglia verde a maniche lunghe con il collo rosa. Il modo in cui si muove, il modo in cui vola in alto, i fantastici baffi. Cattura il tuo cuore in un modo inspiegabile.

È l’uomo più affascinante che tu abbia mai visto. Il commentatore dice che si chiama Thomas N’Kono. Ecco la magia.

C’è un calcio d’angolo per l’Argentina, Thomas corre tra la folla e colpisce la palla a 30 iarde in aria. Questo è il momento in cui tu sai cosa vuoi fare della tua vita.

Non vuoi essere un semplice portiere. Tu vuoi essere quel tipo di portiere. Tu vuoi essere selvaggio, coraggioso, libero.

Minuto dopo minuto, guardando la partita, tu capisci cosa vuoi essere. La tua vita è stata scritta.

Il Camerun segna e tu diventi così nervoso da non poterlo più sopportare fisicamente. Salti dal divano. Trascorri tutta la seconda metà in piedi intorno alla tv.

Quando al Camerun viene espulso un secondo giocatore, non puoi nemmeno sopportare di ascoltare.

Negli ultimi cinque minuti ti accovacci dietro la televisione con il suono spento. Ogni tanto dai un’occhiata per vedere cosa sta succedendo, poi ti ritrai.

Alla fine, sbirci e vedi che i giocatori del Camerun stanno celebrando. Corri fuori, per strada. Altri due ragazzi del tuo vicinato fanno la stessa cosa. Tutti urlano: “Hai visto il Camerun? Hai visto il Camerun?”.

Quel giorno nasce un fuoco dentro di te. Il Camerun esiste, Thomas N’Kono esiste, e tu mostrerai al mondo che Buffon esiste.

Ecco perché sei diventato un calciatore. Non per i soldi o la fama, ma per lo stile di quest’uomo, Thomas N’Kon. Per via della sua anima.

Devi ricordare solo questo: soldi e fama non sono il tuo obiettivo. Se non ti prendi cura della tua anima, se non cerchi ispirazione al di fuori del calcio, ti deteriorerai. Se potessi darti un consiglio, sarebbe di essere molto più curioso nei confronti del mondo che ti circonda finché sei ancora giovane. Salverai te stesso, e soprattutto la tua famiglia, da un sacco di angoscia.

Per essere un portiere bisogna essere coraggioso, è vero.

Ma essere coraggioso non significa essere ignorante, Gigi.

Nel profondo della tua depressione, qualcosa di strano e bello accadrà. Una mattina, deciderai si spezzare la routine e andare in un altro ristorante a Torino per fare colazione. Quindi prenderai una strada diversa attraverso la città e passerai davanti a un museo d’arte.

Il poster all’esterno dirà Chagall. Hai già sentito questo nome prima, ma non sai nulla sull’arte. Hai cose da fare. Devi proseguire sulla tua strada. Tu sei Buffon.

Ma chi è Buffon? Chi sei veramente? Lo sai? Questa è la parte più importante di questa lettera. Devi entrare nel museo in quel giorno preciso. Sarà la decisione più importante di tutta la tua vita.

Se non entri in quel museo e vai avanti con la tua vita da calciatore, come Superman, allora continuerai a tenere tutti i tuoi sentimenti chiusi in cantina e la tua anima si deteriorerà.

Ma, se entrerai, vedrai centinaia di dipinti di Chagall. Molti di questi non ti susciteranno niente. Alcuni belli, altri interessanti, altri che non ti dicono niente.

Ma poi vedrai un dipinto specifico che ti colpirà come un fulmine. Si chiama The Walk.

È un’immagine quasi infantile. Un uomo e una donna sono in un parco, fanno un picnic, ma tutto è magico. La donna sta volando nel cielo, come un angelo, e l’uomo è in piedi sul terreno, tenendole la mano, sorridendo.

È come il sogno di un bambino. Questa immagine trasmetterà qualcosa da un altro mondo. Ti darà la sensazione di essere tornato bambino, la sensazione della felicità che si trova nella semplicità.

La sensazione di Thomas N’Kono che colpisce la palla a 30 iarde. La sensazione di tua nonna che ti chiama dalla cucina.

La sensazione di sederti dietro la tv, nel buio, pregando. Invecchiando, pian piano, possiamo dimenticare quelle sensazioni facilmente.

Devi tornare al museo il giorno seguente. È essenziale. La donna alla biglietteria ti guarderà divertita. Dirà: “Non eri qui solo ieri?”.

Non importa. Torna dentro. Questa arte sarà la cura migliore per te. Quando apri la tua mente, la pesantezza interiore che senti sarà alleggerita, come la donna che viene sollevata in aria nel dipinto di Chagall.

C’è un’ironia incredibile in questo momento. A volte penso che la nostra vita sia già scritta. Ti succederanno cose così belle e inspiegabili che ti sembreranno collegate tra loro. Questa è una di quelle.

Perché quando sei un giovane giocatore del Parma, farai qualcosa per colpa dell’ignoranza che ti segnerà. Prima di una grande partita, vorrai fare un gesto per mostrare ai tuoi compagni e ai tifosi che si un leader, coraggioso, un grande personaggio.

Quindi scriverai un messaggio sulla tua maglia. Un messaggio che una volta hai visto scolpito su una scrivania quando eri a scuola.

Scriverai “Bo ia chi molla”. Pensi che sia solo uno slogan motivazionale. Non sai che è uno slogan dei fascisti di estrema destra.

Questo è uno degli errori che causeranno molto dolore alla tua famiglia. Ma questi errori sono importanti perché ti ricordano che sei umani. Ti ricorderanno, ancora e ancora, che non conosci la merda, amico mio. Questo è un bene, perché il calcio farà un ottimo lavoro del convincerti che sei speciale. Ma devi ricordarti che non sei diverso dal barista o dall’elettricista con cui sarai amico per tutta la vita.

Questo è quello che ti farà uscire dalla depressione. Non ricordarti che sei speciale, ma ricordarti che sei uguale a tutti gli altri. Non puoi capirlo ora, a 17 anni, ma ti assicuro che il vero coraggio sta nel mostrare la debolezza senza vergognarsene.

Ti meriti il dono della vita, Gigi. Proprio come tutti. Ricorda questo.

Le cose sono collegate in modi che sei ancora troppo giovane e ingenuo per vedere ora. Il mio unico rimpianto è non aver aperto la mente al mondo prima. Forse è semplicemente quello che sei. A 41 anni sentirai ancora questo bruciore dentro. Non sarai ancora soddisfatto, mi spiace dirlo. Anche tenere la Coppa del Mondo tra le braccia non allevia questa sensazione. Fino a quando non avrai una stagione in cui non raggiungerai alcun obiettivo e ti accontentarai.

Sì, forse è vero che sei sempre stato così.

Ricordi il primo inverno in cui sei andato a trovare tuo zio a Udine, in montagna? O solo un uomo anziano può avere quel ricordo?

Avevi quattro anni, aveva nevicato tutta la notte. Non avevi mai visto la neve prima. ti sei svegliato, hai guardato fuori dalla finestra e hai visto un sogno. L’intero paese è diventato bianco.

Sei corso fuori in pigiama e non hai nemmeno capito cosa fosse la neve. Non hai esitato. Hai guardato la neve bianca e cosa hai fatto? Hai pensato? Ti sei chiesto cosa fosse? Sei corso dentro per prendere il cappotto?

No, ci sei saltato dentro. Impavido. Tua nonna urlava: “No Gianluigi, no!”. Eri bagnato fradicio e sorridevi.

Alla fine hai avuto la febbre per una settimana intera.. Ma non te ne fregava niente.

Senza esitazione, dentro la neve.Questo è quello che sei. Sei Buffon.

Mostrerai al mondo che esisti”.

Traduzione a cura della redazione di Tuttojuve.com

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