Sul portate TuttoJuve.com è stata ripresa una lunga intervista rilasciata da Inigo Turner, direttore del design del dipartimento calcio dell’Adidas, ad ESPN.
Ecco uno stralcio delle dichiarazioni (tradotte da TuttoJuve.com)del manager della Adidas:
“”.
“Quando ero un bambino progettavo e disegnavo camicie sul retro dei miei quaderni e libri di testo. È sempre stata una mia lunga passione. Riuscire a farlo come lavoro”, dice,
“È un sogno che è diventato realtà. C’è un archivio. Tutti i vecchi prodotti sono conservati laggiù e curati con amore in ambienti freschi e controllati in modo da non essere danneggiati dal calore”.
“Prima di allora, alcuni dei modelli di maglia più iconici di tutti i tempi come la maglia della Germania del 1990, la nostra camicia del ’88, la maglia dei Paesi Bassi della stessa epoca … non c’era traccia di chi li avesse fatti o da dove venissero”.
“Qualcuno ha detto che il cambio di maglia Juve è dovuto al fatto che le strisce ricordano gli arbitri negli USA? È una balla colossale, da trattare come spazzatura.
So bene che la nuova maglia non è stata accolta bene da tutti i tifosi. Ma è una reazione da mettere in conto quando fai qualcosa di audace e molto innovativo.
La rottura col passato è abbastanza netta. Ma poi la gente potrebbe anche dire ‘ok, ora che mi sono abituato a vederla mi piace molto’.
Decidere di cambiare il logo della maglia è una scelta precisa della Juventus.
Vogliono essere i numeri uno del futuro ed essere un punto di riferimento. In questo ambito rientra il non voler fare le cose dopo che qualcun altro le ha fatte.
Il marchio Juve vuole guidare il settore. Ed è chiaro che se vuoi fare le cose per primo ti prendi una quota di rischi
Queste sono le maglie che tutti amano, quelle che sono ricordate e tenute in grande considerazione negli affetti di molte persone. Il rosa – ha ammesso – è stato uno dei primissimi colori indossati dal club”.
“I primi kit che indossavano erano rosa con queste cravatte nere. È un colore di base. Mentre penso che abbiamo fatto qualcosa di molto dirompente facendo riferimento a qualcosa che proviene dal cuore e dalle origini del club.
È importante fare quei riferimenti storici e inserire quelle storie nei kit. Non siamo educatori ma facciamo riferimenti alla ricca storia di un club.
Tendiamo a gettare la nostra rete abbastanza ampia in termini di idee. Penso a quando la squadra si schiera nel kit prima della partita e la telecamera fa una panoramica della squadra o ottieni uno scatto grandangolare.
Quello che vedi sono strisce bianche e nere. È diverso pensare. Anche dietro l’obiettivo, se la Juve sta attaccando l’obiettivo e hai migliaia di persone che indossano quella maglietta con strisce bianche e nere dall’aspetto molto diverso”.
Fonte: TuttoJuve.com