Il giornalista Maurizio Crosetti, in un articolo pubblicato su la Repubblica, ha commentato la scelta, sempre più possibile, della Juventus di cedere il suo numero 10 Paulo Dybala:
“Con Dybala se ne vanno una maglia, un numero, forse un’idea.
Se ne va una suggestione di bellezza.
La Juve ha quasi sempre avuto magnifici numeri 10, anche se in un calcio assai ibrido (il “falso nueve”, le punte rotanti a incastro) quella cifra è più una suggestione storica.
Platini, il più grande 10 della storia bianconera, definì Roberto Baggio (sul podio in questa speciale classifica) un nove e mezzo.
E se Dybala fosse rimasto, con Sarri avrebbe fatto il Mertens, insomma il piccoletto d’area che segna, non certo la punta del compasso.
Dopo l’addio di Del Piero, il 10 juventino non venne assegnato e poi lo diedero a Pogba che con quel numero non c’entrava niente, quindi a Tevez che è stato un drago ma non un 10.
Infine Dybala, e qui ci siamo per classe
, odore del gol e unicità dei colpi. Un 10 friabile, tuttavia, l’argentino.Un 10 col cuore freddo e un destino forse più grande di lui.
Quasi intuito, quando, per una stagione, a quel numero ingombrante che gli fu offerto, preferì il 21.
Si spezza così una linea lunga e sottile che andava da Giovanni Ferrari, leggenda degli anni Trenta, fino a John Hansen e poi a Del Sol, senza trascurare Fabio Capello e quel gran signore di Brady.
Ma è con Sivori che la maglia comincia a splendere, e con Platini a farsi scettro e manto regale.
Poi, la classe inarrivabile di Baggio, un diamante, e lo spessore assoluto di Alessandro Del Piero, il più classico tra i contemporanei.
Adesso la Juve cambia tutto, è la stagione della svolta assoluta, anche i numeri lo capiranno.
Del resto, lo ha compreso pure quella bizzarra divisa da fantini, senza strisce, la meno juventina tra le tante Juventus che la memoria custodisce”.