Consueto editoriale di Luciano Moggi su Libero Quotidiano.
Stavolta l’ex DG bianconero prende spunto dalla vicenda che ha riguardato il Palermo ed il suo ex patron Zamparini.
Moggi non si fa sfuggire l’occasione per passare per cosi dire all’incasso dopo le vicende di calciopoli. Ecco quanto scrive:
Stanno arrivando, chi prima chi dopo, ma arrivano. Per la soddisfazione di chi crede al detto «il tempo è galantuomo».
Sono quelli che hanno utilizzato Calciopoli per vestire l’ abito di persone per bene, lungi dal contravvenire alle leggi che regolano lo sport calcistico, almeno cosi dicevano.
Atteggiamento, per dirla in gergo nautico, che ha permesso loro di nascondere sotto coperta le proprie malefatte.
Magari pensavano di non correre rischi visto che alcuni di essi erano stati fatti fuori da giudici come Luca Palamara e soci.
Si consideravano, insomma, al di sopra di ogni sospetto e pensavano di poter fare ciò che volevano, bastava parlar male, come in effetti facevano, delle “vittime” di Calciopoli, con ciò rafforzando il teorema di quei magistrati di allora, messi sotto processo adesso addirittura dai propri colleghi.
Ci riferiamo al dottor Luca Palamara, uno dei grandi celebratori di Calciopoli (processo alla Gea) che, a quanto si legge, sembrerebbe aver amministrato la legge un po’ così, tanto da farci ritornare alla mente il famoso duetto che dovette subire, suo malgrado, con Cossiga in tv, quando fu tacciato di «faccia da tonno» dall’ ex Presidente della Repubblica.
Mentre questi accadimenti si verificavano a livello giudiziario, nell’ ambito calcistico correva voce che alcuni truccassero i bilanci per iscrivere la propria squadra al campionato e si veniva a scoprire che uno di questi faceva parte delle persone “per bene” del dopo Calciopoli.
Ci riferiamo a Maurizio Zamparini, ex presidente del Palermo al tempo della serie B, precipitato adesso in Serie D con una marcia a ritroso inversamente proporzionale al calore che circonda la squadra siciliana, pur nel baratro in cui è sprofondata.
Se ben ricordate, amici lettori, Zamparini spesso diceva in tv e sui giornali che chi vi scrive era stato preso con le mani nella marmellata, alludendo a Calciopoli.
Non teneva ovviamente conto della sentenza del tribunale sportivo che così recitava: «campionato regolare, nessuna partita alterata».
Non teneva conto nemmeno della sentenza 2016 della Corte d’ Appello di Milano che ci racconta che «non era il sistema Moggi a condizionare il calcio, ma il sistema generale diffusosi nel calcio di quel tempo».
Di cui lui, guarda caso, era parte integrante ed attiva,
almeno a vedere ciò che adesso gli sta succedendo.Pensate, amici, che era stato capace di raccontare all’ assemblea dei colleghi presidenti la sua preoccupazione circa il potere che il sottoscritto aveva nell’ ambito arbitrale poiché gli venne sorteggiato l’ arbitro da lui richiesto (Rizzoli) per la gara di Serie B a Verona contro il Chievo, grazie all’ intervento telefonico di chi vi scrive, così lui almeno diceva.
Se il fatto fosse stato vero sarebbe stato quanto meno un Giuda a beneficiare prima di un qualcosa e poi andare a fare la spia ai colleghi di Lega;
In caso contrario un ciarlatano anche cattivo. Il tribunale optò per la seconda ipotesi, oltretutto perché il sorteggio era stato fatto da Martino Manfredi, teste a carico nel processo Calciopoli.
Vi racconto il fatto.
Zamparini si presenta nel mio ufficio per una trattativa riguardante Miccoli.
Aveva a quel tempo la squadra in serie B ed era in lotta con il Chievo per la promozione in serie A.
Conoscendo il lato debole del soggetto, prima di intavolare qualsiasi discorso economico lo feci parlare della sua squadra e delle possibilità di salire in A, poi gli domandai come si comportavano gli arbitri con il suo club, sapendo che era un argomento a lui caro (erano infatti conosciute le sue continue polemiche contro quell’ ambiente).
Tra le tante cose mi disse che avrebbe voluto Rizzoli per la partita contro il Chievo.
Ignorava che, essendo la partita un anticipo della Serie B, il sorteggio era stato fatto il giorno prima per cui, quando arrivò da me, già era noto il nome dell’ arbitro sorteggiato (Rizzoli appunto).
Ma lui ovviamente non ne era ancora a conoscenza.
Avvertendo la sua ignoranza in materia finsi di assecondarlo dicendogli che avrei caldeggiato quel nome, facendogli presente però che solo il sorteggio poteva portare a quella candidatura.
Mi mostrò gratitudine quando venne a sapere che l’ arbitro sorteggiato era proprio Rizzoli, non accorgendosi minimamente della messa in scena: non avevo infatti caldeggiato nessuno, né pensato mai di farlo.
Con questa manovra aggirante quanto puerile conclusi positivamente la trattativa Miccoli.
Ma ebbi anche il rigetto, qualche tempo dopo, di una persona come Zamparini che, pur nella sua estemporaneità, mi era sembrata sempre simpatica ed amica.
P.S. Caro Presidente Gravina, a quando la radiazione di Gazzoni, ex presidente del Bologna, condannato dalla Corte d’ Appello di Bologna per gli stessi motivi di Zamparini?