Fabio Capello, in occasione dell’ormai prossimo compleanno (73 anni) ha rilasciato una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport.
Ecco alcuni passaggi che toccano anche l’argomento del giorno: Sarri alla Juventus.
Capello – racconta la Gazzetta – è appena tornato dal Messico e ora si gode un’altro spicchio di relax in Svizzera sfoggiando la solita sapienza calcistica.
È difficile arrivare in bianconero con le stimmate del nemico? Sarri, in fondo, ha spesso avuto stilettate per quelli “con le maglie a strisce”.
“Io ebbi qualche problema, ma non tanto perché avevo allenato il Milan e la Roma, quanto perché avevo detto che non sarei mai andato alla Juve. Ci furono delle contestazioni, striscioni contro di me, ma sempre dai gruppetti degli ultrà . I soliti”.
Lei non è mai stato tenero con loro a nessuna latitudine.
“Sono uno dei mali del calcio italiano. Pensi alle contestazioni vergognose ad un grande allenatore come Ancelotti”.
“So che anche Conte è stato criticato per il passaggio all’Inter, ma chi dice cose del genere andrebbe ignorato”.
“Gli allenatori sono professionisti. Se poi invece fare il tifo diventa un business, è ovvio che ci sia un problema”.
“Comunque, poi quando cominciammo a vincere, le cose andarono a posto, anche perché io rispetto a Sarri avevo una corsia privilegiata: ero stato in bianconero da calciatore e quindi conoscevo la loro mentalità ”.
Spieghiamola anche a Sarri.
“Facile: se vinci, hai fatto solo il tuo”.
“Non deve pensare ai tifosi né fare nulla per ingraziarseli. Basterà fare bene”.
“Adesso, dopo il filotto degli scudetti, con lui vogliono fare qualcosa di più”.
“Spendendo tanto per vincere la Champions, hanno alzato l’asticella, senza contare che due volte in finale sono arrivati”.
È una rosa adatta a Sarri?
“I bravi allenatori sanno mettere al posto giusto i giocatori che hanno a disposizione”.
“Mi dia retta, la Premier League è il top del top; solo Barcellona e Real Madrid possono essere al loro livello”.
“Per questo Maurizio è andato a Londra da insegnante delle superiori e torna in Italia da professore universitario”.
“Il suo Chelsea non giocava il 4-3-3 del Napoli, si è saputo adattare a situazioni nuove. Hazard, ad esempio, faceva cose diverse”.