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venerdì, Aprile 19, 2024

Lo stile Juve? Lo racconta Andrea Barzagli

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In un’intervista rilasciata a JTV in un viaggio in macchina con Claudio Zuliani, Andrea Barzagli ha rilasciato una bellissima intervista ripercorrendo gli otto anni vissuti in bianconero ed il favoloso mondo Juventus:

Come è stato il primo incontro con Torino?
“Sono arrivato la sera tardi all’aeroporto, con mia moglie e mio figlio. Poi sono andato a dormire e la mattina mi sono svegliato per le visite mediche. Lei è andata a fare una passeggiata in centro con Mattia e mi ha detto:

“Bellissimo, bellissimo”. Torino per un calciatore è una città perfetta, soprattutto per uno della Juventus. Perché è piccola, viviamo quasi tutti in centro e ormai è abitudine vedere calciatori in centro”.

“Non ti dà fastidio nessuno, a parte nei weekend lì ti possono massacrare di foto”.

Come nasce l’idea di approfare alla Juventus?
Nasce perché il nostro direttore Paratici non so come mai, veniva a vedermi a Wolfsburg. Mi ha svoltato la vita e la carriera. Nel senso che, ho sempre sognato una grande squadra, ci ho sperato dopo il Mondiale, non si è realizzato perché le grandi squadre erano attrezatissime e poi ho scelto di andare in Germania.

“Lì ho vinto uno scudetto incredibile, il Wolfsburg non aveva mai vinto niente nella sua storia. Poi è arrivata la Juve e io ho detto subito di sì. Con lo Stadium, 6 mesi dopo, lì è cambiato tutto”.

“I risultati, le vittorie fanno la differenza per crescere, però l’inaugurazione ci ha fatto provare cosa vuol dire essere alla Juventus”.

“Poi il primo scudetto ci ha lanciato, con la bravura del presidente, del club, del marketing, che hanno fatto cose straordinarie per arrivare a giocatori importanti, come l’ultimo Cristiano Ronaldo”.

Sul primo incontro con Andrea Agnelli?
“Non ricordo se l’ho incontrato allo stadio o in sede, può darsi in sede. C’è stata ammirazione, poi vedere un ragazzo giovane – non molto più vecchio di me – però per l’importanza che ha iniziare a fare il presidente della Juve a 37-38 anni è una grande responsabilità”.

“Nel vecchio stadio sono andato a vedere la prima partita di Coppa Italia, ho conosciuto i miei compagni al volo e ho salutato che conoscevo. Era una Juventus che veniva dalla Serie B, da dei campionati fatti bene ma non era la Juve che ricordavano in molti. Vedere la Juventus che arrivava settima, ottava non era il massimo”.

Sulle pagelle: “Più cresci e più eviti. Quando giocavo bene le guardavo, quando giocavo male no. Devi cercare di estraniarti anche se non è facile perché in Italia si vive di pallone. Anche se io sono sempre stato ottimista, ogni tanto anche io mi faccio prendere da piccoli sconforti”.

Tipo?
“Due anni fa, quando abbiamo perso con il Napoli. Arrivo ad allenamento e c’erano un po’ di facce tristi. Ho guardato 4 o 5 di noi e ho detto: ‘Mamma mia, abbiamo perso il campionato’. E tutti: ‘Basta, ma che dici’. Io lo dissi in parte per motivare tutti, in parte perché lo pensavo. Ho dato una piccola scossa”.

La BBBC è diventata famosa nel tempo, anche nei primi sei mesi ci sono gare in cui eravate tutti in campo?

Si con Giorgio terzino, giocavamo a quattro. Dopo è nato tutto dalla partita con il Napoli in trasferta. Conte ha avuto l’idea di schierare il 3-5-2, stesso modulo loro”.

“Da lì c’è stato tanto lavoro dietro, tutta la settimana avevamo fatto questo lavoro, io avevo giocato poco a tre, Giorgio uguale, Leo aveva giocato sempre a quattro. Poi si sono incastrate tante cose e per Bonucci era il modulo perfetto mentre io e Chiellini eravamo più marcatori, avendo le spalle più coperte”.

I meccanismi delle prime partite non sono stati facili, da lì in poi i risultati e le prestazioni ti danno fiducia e siamo diventati una corazzata, in Italia abbiamo fatto tanto, anche in Europa e poi lo abbiamo portato in Europa. Per anni abbiamo fatto veramente bene, abbiamo fatto partite concedendo poco all’avversario, eravamo dei mastini per interrompere subito l’azione”.

Sul primo anno di Conte?
“Sono arrivati dei giocatori straordinari, avere un Pirlo ti sposta gli equilibri. Avere un Buffon a pieno delle sue forze, perché aveva avuto degli infortuni, era arrivato Vucinic, Vidal, la squadra si stava formando, non si sapeva del potenziale della squadra.

“C’erano delle difficoltà nelle amichevoli ma appena abbiamo cominciato abbiamo fatto vedere che eravamo una squadra cazzuta, eravamo tosti, correvamo”.

Sugli otto Scudetti?
“La cosa straordinaria è rivincere. In otto anni vuoi o non vuoi lo toppi un campionato, noi ci siamo andati vicini nel quinto anno dove siamo partiti male, quello dove abbiamo perso col Napoli e abbiamo rischiato di perderlo alla fine, ma vincendone otto crei una mentalità incredibile”.

Anche in allenamento Pirlo faceva quella cosa del ”se sono marcato da tre dammi la palla?”.

“La sua più grande intelligenza è che quando capiva di essere marcato si spostava apposta per crearti gli spazi. Ti dava linea di passaggi e questa non è una cosa scontata”.

Sullo spogliatoio?
“Ho visto sempre grande rispetto in questo spogliatoio ed è questo che ha fatto la differenza. Mi ricordo tante volte anche dei ragazzi che sono andati via che hanno scritto delle cose. Il nostro spogliatoio è sempre stato così, è stata la nostra forza”.

Sugli allenamenti?
Se non sei ad un top di intensità in allenamento non puoi arrivare ad un livello della partita, quindi devi spingere”.

“Negli ultimi 5 mesi di Delneri, dove c’era meno tranquillità a causa dei risultati, ma sempre allenamenti di intensità. Con Conte i ritmi erano alti, con Allegri ci divertivamo di più e giocavamo di più con la palla”.

“Ci vuole comunque sempre grande rispetto, poi ognuno può avere le sue idee come allenatore, se poi dovevo fare lo scemo, lo facevo. Poi noi difensori, non ci divertiamo mai, non ho fatto gol nemmeno agli allenamenti. Mai una gioia (ride, ndr)”.

Sulla Continassa?
E’ stata una cosa nuova. Quando cambi dopo 7 anni e mezzo ti fa tutto più strano.

“Mi ricordo che l’anno scorso non c’ero mai stato, mi è arrivato il messaggio e quando sono arrivato mi hanno fatto vedere tutto il centro ultra moderno, però fa strano lasciare Vinovo dopo 7 anni e mezzo. Ma siamo molto più avanti degli altri”.

Sei stato quello a dare consigli ai giovani?
“Io sono fatto così, tutte le volte che ci allenavamo i ragazzi, io non ho mai rimproverato nessuno”.

“Il rapporto è un po’ diverso rispetto a prima, i ragazzi adesso arrivano e sembra che sappiano un po’ tutto, anche se ovviamente hanno massimo rispetto, non dicono una parola fuori posto ma li vorrei vedere con i loro compagni come si comportano”.

La differenza tra il Barzagli ragazzo e il Barzagli di oggi?
“Ero un ragazzino molto ribelle e secondo me ne ho pagato anche le conseguenze, poi cresci ma la vedevo sul mio personale, vedevo le cose a modo mio.

“Anche a Palermo ma la prendevo se il tifoso fischiava, poi sono cresciuto”.

“Fuori dal campo non ero perfetto, ma purtroppo non lo capisci e se non hai persone vicino che ti consigliano bene e adesso ancora di più con i social. Oggi deve stare attento anche a questo.

“Se ha 22 anni e guadagni tanto, perché siamo fortunati e hai quella popolarità, è difficile gestire tutto perché sei giovani e ti affidi a persone competenti, non devono fregarti, ti devono dire come comportarti, anche se fai un video brutto sui social”.

“Il problema è che quando giochi a calcio, hai la gente che ti segue, quello che fai sposti, ti devi circondare di persone che ti dia un freno”.

Quando sei arrivato alla Continassa l’estate scorsa sapevi che era il tuo ultimo anno?

Me lo aspettavo. Ho deciso in corso dell’anno. Dal punto di vista fisico non è stata una stagione fortunata, sono stati quasi sempre fuori.

“Avrei giocato poco ma il mio contributo lo avrei dato in più gare di quelle che ho fatto”.

“Nel corso del tempo ho capito che era arrivata la fine. Per stare alla Juve, a questi livelli, devi stare benissimo, fisicamente e mentalmente. Finire così con un’altra vittoria e in un top club come la Juve è stato perfetto”.

Su quel gol all’Atalanta?
Non mi ero mai avvicinato alla porta dell’Atalanta”.

“Ero l’unico giocatore a non aver segnato. Non pensavo neanche che i tifosi si ricordassero che mancavo solo io all’appello”.

“Quando sono andato sul dischetto ho pensato “Speriamo bene sennò faccio una figuraccia!”. Per fortuna ho fatto gol ed è andato tutto alla grande”.

Sull’addio:

Non pensavo ad un addio così. Mi aspettavo degli applausi, il mio momento di uscire”.

“Il presidente e la squadra mi hanno fatto una sorpresa straordinaria prima dell’inizio della partita e io non lo sapevo”.

“Ho passato la settimana tranquillo ma quella mattina mi sono svegliato ed ero agitatissimo, c’erano tutti i familiari, gli amici, sentivano tutti quella giornata.

“Poi dovevano consegnare la coppa a fine gara ed era una giornata fantastica, ho fatto una partita e non me la ricordo neanche”.

“Quando sono uscito, mi sono sfogato col mister ma poi quando mi hanno chiamato sotto la curva mi sono davvero emozionato”.

“Lo hanno fatto con Del Piero e Buffon ma loro sono giocatori storici. Sentirmi come loro mi ha fatto effetto: è stato un piacere e un onore”.

“Giorno migliore non lo potevo immaginare. Mi sono reso conto di aver fatto qualcosa di importante”.

La consegna della maglia al Museo?

“Anche quello è stato splendido, non era scontato”.

“Hai fatto il tuo lavoro, sei pagato per quello ma mi sono reso conto di aver fatto qualcosa di importante in questo club e essermelo riconosciuto è la cosa più bella”.

Sullo spogliatoio dello Stadium?
“Mille momenti ho vissuto in questo posto”.

“Dal pre.-partita ai festeggiamenti del dopo partita, molti festeggiamenti, abbiamo quasi sempre vinto”.

“La serata che mi ha colpito di più è stata l’inaugurazione dello Stadium, mi ha fatto capire cosa significa giocare nella Juventus, è stato emozionante”.

“Se devo ricordare la prima gara di campionato, quel famoso Juventus-Parma, è cambiato anche il rapporto con i tifosi, c’era un entusiasmo contagioso e lo sentivi in campo, si stavano divertento e di conseguenza dai tutto. Le prime gare sono state belle, intense, qualcosa che ti coinvolgeva”.

Lo Scudetto più difficile?
“Il più sofferto quello del 2018, il più difficile quello del 2016 della rincorsa. Abbiamo fatto una grande annata, qualcosa di incredibile ma il più è quello più bello”.

“Poi è sempre quello che verrà il più bello ma io ho finito quindi dico il primo”.

Sul futuro:

“Il calcio offre tante strade, in questo momento sono felice di quello che ho avuto da questo club, dai tifosi e dai miei compagni”

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