Mario Sconcerti, editorialista e commentatore delle pagine sportive del Corriere della Sera, a calciomercato.com ha commentato la situazione in casa Juventus.
La scelta del nuovo allenatore bianconero è un argomento che ormai sta tenendo banco da diverse settimane e sul quale si sta concentrando molta curiosità , per via delle numerose indiscrezioni circolate in particolare sull’ex tecnico del Napoli, Maurizio Sarri.
Le parole di Sconcerti:
“È anomalo, è vero, ma di recente c’è stato qualcosa persino di peggiore. Un raduno e il giorno dopo l’allenatore che se ne va. Mi riferisco a Conte, ovviamente. Non mi meraviglia questa attesa. Ognuno si prende i tempi che deve. Non confondiamo i tempi delle società con quello dei tifosi“.
“Sarri è un azzardo forte. Bisogna cercare di capire perché l’hanno scelto. Partiamo da dove erano: stravincitori, due finali di Champions, un allenatore vincente come Allegri“.
“Il ragionamento è: non basta più vincere, bisogna piacere. Sarri si spiega così. Sarri in Italia è piaciuto. Sarri però non è piaciuto all’estero, non completamente almeno”.
“Tu prendi Sarri per piacere al popolo, alle televisioni del mondo, per valorizzare il tuo marchio. Ma questo è un azzardo. Perché alla prima prova europea Sarri non è piaciuto fino in fondo. E non mi pare che il Chelsea abbia fatto le barricate per tenerlo a Londra”.
“Questo è un cambio storico per la Juventus. Ed è molto rischioso. Si cambia il concetto di gioco, si cambia la filosofia, si cambia la storia, e lo si fa per cercare nuovi spettatori e successo internazionale“.
“Tu sei la squadra di Trapattoni, di Lippi, Zoff, Conte, Allegri. Una squadra italianista. Sei la squadra che come slogan ha: vincere non è la cosa più importante, è l’unica che conta“.
“Tu prendi uno che non è mai stato juventino, solo perché ti assicura la parte che tu non hai conosciuto. Se ci pensiamo, è una dimostrazione di grande coscienza della propria debolezza. Perché dimostra che la Juventus ha bisogno di qualcosa in più. Non si basta più così com’è”.
“È chiaro che il soggetto primo, il vero obiettivo, era Guardiola, Sarri va in questa direzione, ma la Juventus si prende un rischio grande. La Juve, che ha vinto, risponde con una rivoluzione ad altre rivoluzioni. Ma chi vince non fa la rivoluzione, questa è l’anomalia”.