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giovedì, Marzo 28, 2024

Benitez: “All’Inter soltanto promesse”

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A poche ore dal derby d’Italia, ci pensa Rafa Benitez a “mettere i puntini sulle i” nei confronti della società nerazzurra, e lo fa raccontando la sua deludente avventura sulla panchina dell’Inter:

“Quando andai all’Inter, mi avevamo promesso dei rinforzi ma non arrivò nessuno di quelli che mi avevano detto”.

“Avevamo 15 giocatori sopra i 30 anni, gente di 36, 37, 38 anni, e c’erano troppi infortuni”.

Queste le parole dell’ex tecnico dei nerazzurri Rafa Benitez.

L’allenatore spagnolo, ha concesso una lunga intervista alla BBC, dove ha ripercorso la sua carriera, e a tal proposito si è soffermato sulla sua avventura sulla panchina nerazzurra che si concluse inaspettatamente in anticipo, con l’esonero arrivato subito dopo la vittoria del Mondiale per club.

Alcuni calciatori non volevano capire che dovevano lasciar spazio a gente come Coutinho – ha raccontato Benitez -, che all’epoca aveva 18 anni”.

“Uno di quelli che aveva fatto il `Triplete´ non riusciva a capire perché Coutinho potesse giocare al suo posto”.

Benitez ricorda poi la favola vissuta con il Liverpool conclusasi con la vittoria della Champions League vinta a Istanbul nel 2005, superando ai rigori il Milan dopo aver rimontato uno 0-3.

“La gente dice che siamo stati fortunati. Ma avevamo battuto Chelsea, Juventus, Olympiakos e Bayer Leverkusen per arrivare in finale. Stavo prendendo degli appunti quando subimmo il 3-0. Ricordo i giocatori a testa bassa e nell’intervallo dissi loro: ‘Se segniamo un gol, rientriamo in partita'” ha concluso Benitez.

Qualche anno fa in un intervista al quotidiano Repubblica, Benitez aveva confermato sostanzialmente la stessa teoria nei confronti dell’Inter:

“Milano la ricordo come una città più dispersiva e non ho avuto quasi mai l’opportunità di girarla. Abitavo fuori e la squadra in campionato non stava facendo bene. L’Inter aveva in organico 12 giocatori oltre i trent’anni e c’era bisogno di cambiare, ma le mie richieste rimasero inascoltate da Moratti. Dopo la rivoluzione l’hanno fatta, però: quando io ero già andato via. Adesso, con i cinesi, possono lottare contro Juve e Napoli”.

E sul Napoli, invece disse:

“Il legame con la città, prima di tutto. Napoli è simile alla Spagna, dall’architettura al modo di vivere. Mi sono sentito subito a casa. E anche in campo abbiamo lavorato bene, soprattutto durante la prima stagione. Il risultato della seconda fu compromesso da un rigore sbagliato nell’ultima sfida, che ci fece scivolare dal terzo al quinto posto. Il vero errore era stato già compiuto a monte però, sul mercato. Bastava prendere un giocatore, anzi trattenerlo. Mi riferisco al nostro portiere, che era anche il leader della squadra. Pure in questo caso i fatti mi hanno dato ragione: Reina è ritornato in maglia azzurra e sta facendo di nuovo la differenza”.

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