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giovedì, Aprile 25, 2024

Juventus: Ecco perchè bisogna festeggiare lo scudetto

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Bellissimo articolo pubblicato stamane sul quotidiano torinese de La Stampa:

“L’amarezza del tifoso juventino per l’eliminazione dalla Champions League è molto comprensibile ma anche un poco insensata.

“La Coppa dei campioni è certamente un trofeo che manca da troppi anni al palmares bianconero, dal 1996 per la precisione, nonostante la Juventus sia, dopo il Real Madrid, la squadra che abbia disputato più finali, sei.”

“Oggi però, e se non sarà oggi sarà dopo Pasqua, la Juventus vincerà il suo ottavo scudetto consecutivo, il trentasettesimo vinto sul campo, compiendo una delle imprese più leggendarie della storia di questo sport e non solo di questo sport.

Prosegue ancora l’articolo: “Vincere è sempre difficile, ripetersi ancora di più, farlo di nuovo e di nuovo e di nuovo è praticamente impossibile e in Serie A è successo soltanto due volte, negli anni Trenta e negli anni Quaranta, che una squadra abbia trionfato sul campo cinque stagioni di fila e guarda caso erano entrambe due compagini di Torino: la Juventus del Quinquennio e il Grande Torino di cui il 4 maggio si commemora il settantesimo anniversario della tragica scomparsa.”

E Continua: “Sono stati cicli epici, a lungo considerati irripetibili, ma stasera o quando sarà i tornei conquistati di seguito dalla Juventus contemporanea non saranno cinque, non saranno sei e nemmeno sette. Saranno otto. Otto campionati uno dietro l’altro sono una cosa pazzesca, un’era geologica nel calcio, oltre la leggenda, l’epica, il mito.”

“Quasi non se ne accorgono, invece, perché tutto si consuma in tempo reale, ma gli juventini stanno vivendo un’epoca senza eguali, pari soltanto all’incubo distopico in cui si trovano quegli amici nerazzurri, rossoneri, giallorossi e biancocelesti.”

Conclude poi il giornalista: “I tifosi della Juventus, malgrado la delusione della netta sconfitta col formidabile Ajax dei ragazzini, dovrebbero ricordarsi di tutto questo e semmai abbracciarsi per strada, al lavoro, in famiglia e poi darsi dei pizzichi per rendersi davvero conto di essere svegli e presenti alla creazione della storia.”

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