domenica, Ottobre 6, 2024

La mamma di Moise Kean Isabelle: “Abbiamo avuto bisogno di aiuto, ora voglio restituire”

Isabelle Kean, madre di Moise, è arrivata in Italia dalla Costa d’Avorio quasi trentanni fa, e oggi vuole esprimere la sua gratitudine, restituire un po’ di quello che ha avuto, al nostro paese e alla comunità astigiana che l’ha accolta.

Lo può fare, e lo vuole fare, ora che il giovane Moise sta raccogliendo quello che lei ha seminato:”Adesso non dovrai più lavorare“, ha detto il giovane Moise alla madre.

Adesso che può ha deciso di fare qualcosa, lei per gli altri, per chi vive le difficoltà che lei ha vissuto: “Perché io e i miei figli abbiamo avuto bisogno di aiuto e non lo dimentico. Voglio restituire“, ha detto la madre di Moise alla giornalista Giulia Zonca.

La giornalista Giulia Zonca sul quotidiano La Stampa dedica il suo articolo odierno a Isabelle Kean.

Ecco le parole del bellissimo articolo di Giuliana Zonca:

“Partita dalla Costa d’Avorio nel 1990, ha cresciuto il campione diciannovenne della Juventus. Ora si dedica al volontariato con una iniziativa sociale ad Asti contro le discriminazioni”.

Volontariato, come se bastasse dirlo per aprire porte e orizzonti, ma la parola deve avere un significato per funzionare e il senso spesso sfugge, scivola sotto le buone intenzioni.

“Così Isabelle Kean prova a ricucire ogni lettera sopra un gesto. Sopra un ricordo: «Perché io e i miei figli abbiamo avuto bisogno di aiuto e non lo dimentico. Voglio restituire».

“Lei è la mamma di Moise Kean, il diciannovenne che segna a ripetizione con la maglia della Juve, il futuro della nazionale, il simbolo di una generazione e finalmente di una abituata alla multietnicità”.

“Isabelle è soprattutto la donna che ha cresciuto questo talento: applaude ogni gol come fosse una benedizione ed è rimasta incredula ad ascoltare i fischi razzisti arrivati a tradimento qualche settimana fa.

“Non se ne è stupita e neanche se ne è fatta una ragione, ha semplicemente deciso di andare avanti per la propria strada e ora è diventata la voce di un’iniziativa sociale organizzata dalla città di Asti, il posto che l’ha adottata e le ha mostrato quante facce ha l’Italia”.

“Quella dei porti chiusi e pure quella delle case aperte, come la struttura dedicate alle donne che arrivano nel nostro Paese con dei minori e non sanno dove andare.

“È la prima tappa di questa campagna sociale mirata a diffondere il volontariato: «Non in tutte le culture è capito, molti stranieri si spaventano, temono di essere sfruttati per lavori non pagati. Sarebbe bello invece che chi è arrivato qui e si è costruito una vita ci fosse per chi deve ricominciare da capo».

“Lei è partita dalla Costa d’Avorio nel 1990, i suoi figli Giovanni e Moise sono nati qui, italiani che pure devono dimostrare di esserlo. Figli di un Paese in crisi di identità.

“Quando si è trovata di fronte le ragazze un po’ spaesate residenti nella case famiglie, ha stretto mani e ascoltato storie: «Sei mamma e quindi non sarai più sola». Non tanto un consiglio quanto l’unica sicurezza.

“È quello che è successo a lei, nel periodo più turbolento della sua esistenza si è concentrata sui bambini, sulle loro esigenze, senza farsi domande o cercare spiegazioni delle storture nel sistema, senza cercare logica nella diffidenza.

“Ha superato stanchezze e difficoltà e quando un Kean ancora parecchio ribelle ha firmato il contratto con la Juve si è sentita dire: «Adesso non dovrai più lavorare».

“Adesso vive a Venaria, vicino a lui e ai campi di allenamento, ma torna ad Asti per questo impegno, per rifrequentare l’oratorio che l’ha sostenuta”.

“Da maggio Isabelle Kean si occuperà di politiche sociali e i ragazzini già le vengono incontro con la maglia bianconera, si fidano, la ascoltano perché ha un figlio che gioca in Serie A, il primo nato in questo secolo a lasciare la firma sul nostro campionato.

“Ed è questa l’unicità, non la sua pelle, ma la sua età. In Italia fatichiamo a lasciare spazio ai giovani, lui se lo è preso con l’ irruenza che concede lo sport e la determinazione imparata dalla mamma.

“Isabelle non ama rievocare gli anni bui ma non ha alcuna intenzione di rimuoverli. L’hanno portata fino a qui, fino a essere un esempio: «Avere questa considerazione è importante. Sono emozionata e anche felice di poter dare una mano in una città che mi è cara. C’è un proverbio che dice: ricordati da dove sei venuto».

“Dall’Africa, da Vercelli, primo approdo italiano della famiglia Kean, da Asti, da mestieri duri, da madre di uno che guadagna cifre da paura ed è ancora adolescente.

“Non c’è una faccia sola, ognuno si porta dietro il proprio viaggio e quello di Isabelle ha incrociato una parola che l’ha sorretta: volontariato. Ora vuole spiegarla a chi non la conosce, la spreca o la usa male. Sarà un lavoro lungo”.

(Fonte: La Stampa)

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