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giovedì, Aprile 25, 2024

Sconcerti su Conte: “Sono convinto che sarà il prossimo allenatore dell’Inter”

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Mario Sconcerti, prima firma del giornalismo sportivo, tra gli argomenti trattati nel suo editoriale pubblicato questa mattina su Il Corriere della Sera, ha commentato anche il possibile arrivo di Antonio Conte all’Inter:

Sarà Conte il prossimo allenatore dell’Inter. Non è una notizia, è una mia convinzione maturata sui mormorii e le abitudini di un calcio che conosco. Nello specifico sto parlando di un metodo di ricostruzione dell’Inter e di quello che rende difficilissimo pensarlo adesso. Faccio un esempio: nell’Inter presente Nainggolan è fuori, Icardi è sospeso tra l’andata e il ritorno. Se arriva Conte il primo giocatore che chiederà certamente sarà Nainggolan, il secondo Icardi. Questo condiziona gusti e comportamenti, vere e proprie leggi di gestione aziendale”.

“Siamo ad aprile, a maggio finisce il campionato: l’Inter sa per forza oggi chi sarà il suo allenatore a luglio. E se lo sa ha anche una squadra in mente. Credo che questa sia la parte più difficile del presente, gestirlo in funzione della resistenza, non dello sviluppo. Di opinioni di persone competenti ma opposte. Il caso Icardi adesso è solo questo: a chi piace? Al vecchio o al nuovo?”.

“È un problema che riguarda altre grandi squadre imperfette – ha continuato Sconcerti -, il Milan di Gattuso e Leonardo, la Roma di nessuno. Altro esempio: ha senso parlare di Gattuso o ha un senso molto più completo chiedersi dell’intera struttura milanista? Cioè, il Milan, tutto il nuovo Milan, funziona negli uomini e negli atti? E se sì, perché Gattuso e la parte tecnica non si parlano o si parlano male? L’errore è profondo, vale più di un acquisto di mercato. Non c’è Gattuso e basta in fondo a questa stagione, sarebbe non serio pensarlo, c’è un esperimento complessivo, dal presidente alle banche”

“Ha funzionato? E dove, quanto? Il calcio è ormai così costoso da essere diventato indiscutibile. Nel momento del populismo, il popolo che ha inventato i social non si fa più domande, gli basta sia comprato un giocatore. Rientra nei termini anche Pallotta. La sua Roma è stata la migliore e forse la più sfortunata dell’era moderna, tante volte seconda, tante volte terza da aver fatto pensare che finire di vincere era appena un dovere. Ma il calcio ha fatto per tutti un salto di qualità, non basta avere comandanti ricchissimi, qualcuno dovrà comunque rimetterci. Uno vince, 5 perdono. In un mondo di ricchi e di debiti la domanda torna a essere quella di 30 anni fa, siamo all’opposto della Silicon Valley, che sembra l’unica modernità: quanto costa per un presidente l’amore, il consenso? In sostanza, se vuoi vincere, il calcio è un lusso o un’opportunità?”.

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