Roberto Mancini e Gianluca Vialli, i gemelli del gol, la coppia che a sul campo ha fatto le fortune della Sampdoria.
La nazionale potrebbe riunirli perché l’ex bomber potrebbe diventare capo delegazione della rappresentativa azzurra.
Il Mancio vedrebbe bene Stradivialli (soprannome di Vialli coniato da Gianni Brera ) anche in un altro ruolo: “Può fare qualsiasi cosa anche il presidente della Samp”.
Vialli è stato insignito del premio Gazzetta ‘Il bello del calcio‘, e proprio alla ‘rosea‘ l’attuale C.T. della Nazionale Mancini ha affidato un lungo ricordo della loro amicizia
Gianluca Vialli arrivò alla Samp nel 1984, due anni dopo Mancini: il giornalista fa la prima domanda: “Dica la verità, al tempo temeva che le facesse le scarpe?“
“Ma sta scherzando? Tra me e lui non c’era partita, io ero troppo più forte. Al tempo giocavo in A da qualche stagione, mentre lui era ancora in B con la Cremonese. Ero il suo idolo (ride). Ci conoscevamo già per avere giocato nelle giovanili azzurre dove io, senza sapere che poi sarebbe arrivato davvero a Genova, gli dicevo di venire alla Sampdoria. Mantovani voleva creare una squadra che andasse contro l’establishment del nostro calcio, forte come le migliori”.
Vialli è sicuramente il miglior attaccante con cui l’ex numero 10 abbia mai giocato: “Come attaccante di sicuro, grazie all’enorme lavoro che ha fatto era davvero completo. Aveva tecnica, era intelligente, fisico e anche furbo. A chi lo potrei paragonare oggi? A nessuno. Per certi versi però mi fa pensare a Vieri, che andava via di potenza e che con il lavoro è cresciuto tantissimo.”
Mancini ha poi raccontato del suo rapporto quasi fraterno con Gianluca: “Succedeva spesso, ma mai per motivi gravi. Una volta per esempio abbiamo litigato e non ci siamo parlati una settimana. Ma era una cavolata, una cosa di campo per un pallone non chiamato. Per un po’ ci siamo chiamati per cognome… Poi nella partita seguente gli ho tirato sulla testa e la palla è andata in porta. Quindi abbiamo fatto pace subito…”.
Il momento peggiore fu l’addio di Vialli per trasferirsi alla Juventus. Un momento che Mancini ricorda così: “Eravamo in un ristorante con altri giocatori. Gianluca ci disse che stava andando da Mantovani perché c’era la possibilità di passare alla Juve. Ci mettemmo a piangere tutti, anche lui. Speravamo che lui o il presidente ci ripensassero , ma poi andarono via 2-3 giocatori e cambiò tutto. Lì per certi versi terminò la mia giovinezza, perché arrivò gente con meno anni di me. Con la morte di Mantovani poi finì la nostra Sampdoria”.
Inevitabile anche una domanda sull’eventualità che Vialli torni a Genova, da presidente della Samp: “Lui ha una grande storia alle spalle, è una persona per bene, conosce tutto di questo mondo. Può fare qualsiasi cosa, quindi lo vedrei anche come presidente della Samp. Oggi continuiamo a sentirci, non abbiamo mai smesso. Anche se non gli ho mai detto che per me lui è sempre stato un esempio. Io credevo di avere le qualità tecniche e che quindi non servisse sacrificarsi. Per le responsabilità che si prendeva, per l’impegno e per la serietà con cui faceva e fa le cose mi è stato di grande aiuto”.
Ora Vialli è alle prese con un tumore. Una notizia che ha sconvolto le persone a lui più vicine e tutto il mondo dello sport: “Non ne abbiamo mai parlato direttamente. Io non avrei avuto la forza di chiederglielo, lui non ha toccato l’argomento e ho rispettato il suo silenzio. L’ho saputo da un suo amico. Quando ci sentiamo è solo per cazzeggiare, ma è sempre in cima ai miei pensieri. Si è ammalato un fratello, ma anche in questa storia Gianluca ha dimostrato la sua forza. Possiamo continuare a cazzeggiare…“.