Il giornalista ed opinionista per Sky Sport, Paolo Condò, è stato intervistato da Numerodiez in merito alle attuali vicende del calcio italiano. Di seguito uno stralcio dell’intervista.
Quest’anno gli occhi di tutta Italia e d’Europa sono puntati sulla Juventus, giudicata da molti come la più accreditata alla vittoria della Champions League. Gli ultimi risultati, soprattutto in termini di gioco, non sono confortanti: che cosa ha potuto capire della situazione in cui si trova ora la squadra di Allegri?”
“Parliamo sempre della Juventus, una squadra che domina in Italia ormai da sette anni e che in Europa, da qualche anno arriva in pianta stabile nella fase finale del torneo. Probabilmente sul piano del gioco non è bellissima da vedere ma compensa con un’incredibile concretezza e una grande mentalità. Da questi due ultimi risultati si è potuto capire come Bonucci e Chiellini continuino ad essere dei giocatori insostituibili per la Juventus, perché dal momento in cui sono mancati entrambi al centro della difesa, quest’ultima ha fatto acqua da tutte le parti. In questo senso è curioso che in una squadra offensivamente dotatissima i giocatori rari e da custodire siano i due difensori italiani”.
E a proposito di attacco è arrivato Cristiano Ronaldo, uno che di Champions ne ha vinte e non poche..
“Un grandissimo colpo che sta già dimostrando in questi mesi quanto possa risultare decisivo il suo impatto in termini di gol e risultati. Tuttavia, ricollegandomi al discorso di prima, noi tendenzialmente siamo portati ad esaltare chi segna il gol decisivo salvo poi accorgerci, nel momento del bisogno, che i giocatori decisivi che ti fanno vincere le partite sono quelli che non ti fanno prendere gol”.
Da Torino a Milano. Le due società milanesi hanno, più o meno recentemente, cambiato proprietà. Questi nuovi vertici societari possono essere decisivi per riportare la Milano del calcio nei posti in cui merita e nei quali è sempre stata?
“Suning e Elliott sono due proprietà molto solide economicamente che hanno possibilità di investire ad alti livelli. Quello che tuttavia ho notato sia con l’insediamento della famiglia Zhang
sia con quello della famiglia Singer è la capacità di organizzazione e di progettazione a lungo termine. L’arrivo di fuoriclasse come Marotta nella dirigenza neroazzurra e i ritorni di Leonardo e Maldini in quella rossonera stanno già portando i loro frutti e fanno ben sperare per il futuro”.Parliamo di calciomercato ma non di trattative in particolare quanto dei costi esagerati dei cartellini dei giocatori che, in questi ultimi anni, hanno raggiunto cifre stratosferiche. Valutazioni stellari per giocatori giovani che hanno ancora molto da dimostrare. Secondo lei sono cifre esagerate e talvolta sfrenate o tutto sommato corrette?
“Siamo in un’economia di mercato che ha preso questa piega quindi se vuoi portare un giocatore nella tua squadra e devi pagare quella determinata cifra per accaparrartelo, lo devi fare. In particolare la valutazione di Neymar secondo me fu esagerata perché il brasiliano è un grandissimo giocatore ma non è Messi o Cristiano Ronaldo in quanto non ha la stessa capacità di incidere di questi due. Quell’affare in particolare io l’ho sempre definito come una trattativa di “denaro drogato”, perché poi il Barcellona andò a comprare Coutinho per 160 milioni, un’esagerazione assoluta per un ottimo giocatore che tuttavia, a parer mio, non vale tutti quei soldi”.
Ha avuto l’onore di commentare diverse partite, talvolta in cornici mozzafiato, quale è stato lo stadio che le ha suscitato più emozioni?
“Uno stadio meraviglioso è Anfield. Ho avuto modo più volte di presenziare in quello che ritengo una delle cornici più emozionanti in cui assistere ad una partita. È straordinario ed è l’unico stadio in cui non si sente l’inno della Champions League perché la celebre “You’ll never walk alone” cantata dalla Kop lo copre. Dopodiché nel mondo ci sono altri stadi che creano una grandissima suggestione; te ne dico due in Sudamerica: il vecchio Maracanã, non quello nuovo del Mondiale dove si stava in piedi perché non c’erano i seggiolini; e, naturalmente, la mitica Bombonera di Buenos Aires“.