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sabato, Aprile 20, 2024

Sacchi a tutto campo come una volta: Sanremo, la Juve e anche Salvini.

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Arrigo Sacchi ai microfoni di Rai Radio2 ha parlato del festival di San Remo, di calcio e ovviamente della Juventus, e questa volta anche di Salvini.

L’ex tecnico, invitato dai giornalisti, parla del festival di Sanremo. ”Lo vedo, lo guardo, mi piace, anche se non sono mai aggiornatissimo sulle ultime novità. In che ruolo farei giocare Baglioni? Centrocampista centrale. Bisio invece lo schiererei come centravanti di sfondamento. Virginia Raffaele? Chi è? Non la conosco, non so dirvi in che ruolo la farei giocare”.

Ma ovviamente a Sacchi non si può non chiedere di parlare di calcio.

Dopo di lui in Italia nessuno coniuga il verbo cambiare. “Io innovatore? Metà dei meriti sono di Berlusconi. Forse – ha affermato – ho cambiato il modo di giocare a calcio nel mondo, ma in Italia no. In Italia c’è un rifiuto culturale al cambiamento“.

A Sacchi piace il calcio che regala emozioni. “In Italia si gioca meglio di tante altre volte, alcune squadre giocano un calcio ottimistico, ma altre invece scelgono sempre la via della prudenza. A me piace chi cerca di vincere con merito regalando emozioni”.

L’Atalanta ha uno stile, il Milan e l’Inter No. “L’Atalanta ha uno stile, lo stile è quello che in questo mondo così veloce è una delle poche cose che deve rimanere. Il Milan non ha ancora uno stile. L’Inter non ancora ha uno stile“.

La Juventus non gioca un calcio ottimistico. “La Juventus è grandissima, ma gioca il nostro calcio, lo fa benissimo ma è un calcio poco ottimistico“.

Napoli e Roma viste da Sarri. “Il Napoli ha uno stile, ce l’aveva con Sarri e ce l’ha ancora con Ancelotti. La Roma ha un grande allenatore. Di Francesco è bravissimo, ma Roma è una città bellissima ma difficilissima”.

Bene la Nazionale guidata da Mancini.Mancini mi sta stupendo in positivo. Ormai – ha sostenuto – quasi tutte le squadre sono piene zeppe di stranieri, ci sono squadre con undici stranieri e lui non può farli giocare.

Infine Slavini. E qui si perde la certezza interpretativa del pensiero sacchiano. “Se sono un salviniano? No, non è questo, ma amo l’Italia, nel calcio ho cercato con tutte le mie forze di dare un’espressione non paurosa e difensivista e ho piacere che il calcio abbia sì degli stranieri ma che si ricordi anche dell’orgoglio italiano”.

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