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sabato, Aprile 20, 2024

Liliam Thuram: la Juventus gli augura buon compleanno

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Stamane sul profilo social Twitter della Juve gli auguri ad un campione bianconero.

Recita cosi il profilo Twitter: “Tanti auguri a un grande fuoriclasse della difesa, Lilian #Thuram!”

Ecco la foto con la quale la Juventus non dimentica il forte difensore degli anni 2000.

Lilian Thuram, un vero leader dentro e fuori dal campo. Tra calcio e società.

Thuram non è mai banale. Il passato non si dimentica, soprattutto se è fatto di grandi trascorsi, grandi trofei, grandi squadre.

Lilian Thuram sa che il calcio gli ha concesso molto ma non dimentica da dove è partito. E soprattutto chi lo ha fatto diventare grande.

In Italia ha vestito le maglie di Parma e Juventus. Poi, dopo lo scandalo di Calciopoli, il passaggio al Barcellona.

Quello del giovanissimo Leo Messi. “La prima volta che ho sentito parlare di lui? Ero alla Juve” racconta l’ex difensore a Marca.

“I miei compagni erano andati a giocare il Gamper, io ero rimasto a Torino perché tornavo dalla Nazionale. Quando la squadra rientrò, tutti parlavano di questo ragazzino di 17 anni che si chiamava Messi e che era impossibile da fermare. Anni più tardi, quando sono passato al Barcellona, si vedeva che sarebbe arrivato molto in alto: era il migliore”.

Proprio qualche giorno fa Thuran ha rilasciato una delle sue tante interviste dove parla anche della sua ex squadra bianconera:

“La Juve come tutti gli anni punta alla Champions. Lo dice la sua storia, il suo blasone. Ma con Cr7 quest’anno un po’ di più”.

Oltre a tanti temi sportivi, l’intervista verte anche su due argomenti molto delicati:

“Il calcio è un riflesso della società in cui viviamo: cioè in un mondo maschilista. Ora per fortuna ci sono dei club che hanno le squadre femminili, è un messaggio potente e importante. Ed è per i motivi di prima che l’omosessualità non è accettata, anzi può addirittura essere considerata pericolosa. Non è un problema del calcio, ma sociale” continua.

Come sociale è quello del razzismo: “A Parigi, quando avevo nove anni, mi prendevano in giro perché ero nero. E da lì viene automaticamente fatto pensare che il nero valga meno del bianco. Anche questo è un grave motivo culturale: bisogna spiegare ai bambini che tutto questo non è naturale. Il calcio per fortuna accetta i giocatori di colore, ma la società fatica ad accettarlo”.

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