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giovedì, Aprile 18, 2024

Su Juve-Inter anche l’altro Ronaldo: “Io e CR7 uguali solo per la voglia di gol”

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Passano gli anni, ma nella sfida Juventus-Inter, c’è ancora un Ronaldo protagonista.

Vent’anni fa la scena apparteneva a lui, il fenomeno, questi sono invece gli anni dell’altro Ronaldo, Cristiano.

Brasiliano uno, portoghese l’altro. Fenomeni entrambi, in tempi diversi.

L’ex calciatore brasiliano sente di dover rimarcare le differenze tra lui e l’altro Ronaldo, quello che oggi dominerà il campo torinese.

A chi gli chiede chi dei due è il “vero” Ronaldo risponde alla Gazzetta: “Io il vero Ronaldo? E’ una cosa che mi ha sempre divertito, ma dico di no: non ha senso. Siamo così diversi, io e lui. Solo per la voglia di gol siamo abbastanza uguali”.

Differenze, tante: “L’età, anzitutto. Nove anni di differenza, differenti gli anni in cui abbiamo giocato. Il calcio è cambiato in fretta recentemente, e cambia sempre più in fretta. Non voglio dire che ai miei tempi fosse più difficile: però abbiamo affrontato situazioni molto diverse e con squadre diverse”, ha spiegato.

L’ammirazione per il campione portoghese non manca: “Bisogna dare a Cristiano quello che è di Cristiano. Se è arrivato a 33 anni così, non è sicuramente un caso, un semplice dono di natura. Credo ci siano pochi giocatori al mondo ad avere una simile attenzione per la cura del proprio fisico, una voglia così feroce di migliorare anche grazie all’autodisciplina. Io mi allenavo perché dovevo, lui si allena perché ama farlo: l’avessi fatto quanto lui…”.

E continua: “Non credo che tutto quello che posta su Instagram dei suoi allenamenti personali sia solo facciata, autopubblicità. E quello che raccontano i suoi compagni fa fede, non mi pare ruffianeria. Siamo così diversi, io e lui”.

Ronaldo il fenomeno fu protagonista di una partita in particolare che portò molte polemiche: Juventus-Inter, anno 1998, e quel rigore che si ricorda ancora.

Su quell’episodio conclude: “È passato così tanto tempo e ne abbiamo parlato talmente tante volte. Vent’anni giusti, già, una vita. Fu una vergogna, lo dissi già quel giorno e non sapevo ancora tutto il resto, ma erano anche altri tempi per il calcio italiano: vigilare per farsi rispettare è giusto, fare le vittime no”.

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