LA PREMESSA è d’ obbligo, per evitare equivoci. Amiamo il calcio e non vogliamo essere confusi con i moralisti d’ accatto. Sappiamo di trovarci di fronte a un grande spettacolo di massa con i suoi attori e le sue regole, con un pubblico partecipativo, diviso in fazioni, quanti sono i campanili del nostro paese. Sappiamo che ciascuno porta allo stadio le sue passioni, le sue pulsioni, le sue frustrazioni, quel poco o tanto di sociale che sempre circonda qualsiasi atto umano. E sappiamo che, da sempre, questo gioco corale ha generato gesti di violenza in campo e fuori, tentativi di corruzione, partite truccate, stipendi favolosi, strumentalizzazioni economiche e politiche. Il fiume ha un suo percorso, dalla sorgente al mare, una sua storia incontestabile, fatta di magre e di piene. Se il livello di guardia viene superato, scatta l’ allarme, si rafforzano gli argini. A volte non basta, e allora è l’ alluvione. E’ compito dell’ uomo capire perché l’ evento si è prodotto, trovare i rimedi, evitare che la catastrofe si ripeta. Ecco, il fiume del calcio è ormai in piena da molti anni. Nel suo alveo passa di tutto, gli argini sempre più erosi non ne contengono la furia, le alluvioni si succedono con ritmi incalzanti. Qualcuno ha cercato, bendandosi gli occhi, di non vedere, di non capire, rinviando, per timore di rompere il giocattolo, o per non ledere rilevanti interessi, i drastici ed inevitabili interventi.
SERIE A
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