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Biasin sta con Sarri: “Al suo posto tutti avrebbero vinto? Boiata che risuona fin dai tempi di Allegri”

Il giornalista Fabrizio Biasin nel suo editoriale per tuttomercatoweb ha commentato la recente conquista del nono scudetto consecutivo della Juventus e il primo per il suo allenatore Maurizio Sarri, nell’ultimo periodo bersaglio di numerose critiche.

Il commento di Biasin:

“Per non scrivere le solite quattro balle (‘la Juve è la più forte… Le altre devono svegliarsi… ecc ecc’) ci concentriamo sul tecnico col più alto differenziale tra risultati ottenuti e critiche ricevute: Alberto Malesani. Anzi no, Maurizio Sarri.

Partiamo dal celebre luogo comune: ‘Al posto suo avrei vinto anch’io‘. Codesta boiata risuona fin dai tempi di Allegri e qualcuno ci crede per davvero.

Sarri ha portato a casa il suo primo scudetto e ci è riuscito a un anno dal trionfo con il Chelsea in Europa League. Allora si disse: ‘Quella squadra era troppo forte per perdere’. Oggi si dice: ‘Ha vinto pur con tutto l’ambiente contro’.

Può darsi che sia così e, allora, il merito è doppio. L’allenatore in tuta effettivamente mal si sposa con l’universo zebrato: ha un’idea di calcio ambiziosa che può trasmettere agli ‘ubbidienti’ Insigne

e Callejon (per citarne due a caso), non certo a sua santità Ronaldo, abituato da un paio di lustri a fare – giustamente – quello che vuole.

Una volta insediato sulla panchina più prestigiosa, i suoi dirigenti (Nedved e Paratici) avrebbero dovuto aiutarlo portando a casa una prima punta da 20 gol e un centrocampista ‘alla Jorginho’, non hanno fatto né l’una né l’altra cosa.

Sarri si è dovuto adattare a una rosafortissima, ma satura di giocatori fuori dal progetto. Se ci aggiungete la polmonite di inizio stagione (un mese, il più importante, senza allenare) converrete che c’erano tutte le premesse per dare più di una speranza ai suoi avversari.

Alla fine ha vinto lui e ci è riuscito perché – pur con tutti i suoi limiti (l’incazzatura perenne, lo stile non proprio oxfordiano) – ha saputo fare un passo indietro rispetto al suo credo calcistico.

Il ‘giochiamo bene e vinceremo!’ ha lasciato spazio al ben più sabaudo ‘intanto vinciamo, poi si vedrà‘. In definitiva è stato molto più pragmatico lui di chi lo ha prescelto”.

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