Il giornalista Paolo Ziliani, su il Fatto Quotidiano, punge gli allenatori delle prime quattro in classifica, rimproverando loro l’eccessiva tendenza a lamentarsi per i risultati che tardano a palesarsi, nonostante i loro sforzi.
Ed è così che lancia con ironia il premio ‘Piagnone d’Oro‘, con a contenderselo Antonio Conte, Gian Piero Gasperini, Simone Inzaghi e Maurizio Sarri.
Secondo Ziliani, Sarri piange dai tempi in cui era l’allenatore del Napoli e si lamentava dei rigori “generosamente assegnati ai club con maglie a righe, (leggi Juventus)”, mentre ora “la sua nuova litania è quella delle Fette di Prosciutto (sugli occhi)”.
Antonio Conte, invece, che proprio ieri si è reso protagonista di un sfogo contro la programmazione del calendario, secondo Ziliani reciterebbe “il suo famoso recital intitolato, alla Lina Wertmüller, ‘Allenatore bravo ma incompreso chiede buoni giocatori ma il club gli rifila solo pippe’.
Se in campo non si discosta mai dal 3-5-2, in sala-stampa non cambia mai disco: se l’Inter ha vinto ‘stiamo lavorando bene’, se l’Inter ha perso ‘i giocatori sono quel che sono’, che sarebbe un po’ come dire armiamoci e partite.
E che l’Inter si sia dissanguata per dargli Lukaku, Barella, Godin, Sanchez ed Eriksen conta zero: lui frigna comunque, e se domani gli comprano Messi, dopodomani frignerà più di prima“.
Ziliani prosegue con il tecnico dell’Atalanta, che “ha rivoluzionato la figura del ‘piangìna’, mettendo a punto la tecnica del ‘pianto a giorni alterni‘: e cioè, pur lagnandosi sempre, non stringendo la mano ai colleghi a fine match (Maran) e dolendosi per esoneri patiti anche a distanza di 10 anni (Inter), se è reduce da una sconfitta contro la Juventus, il club che sogna di allenare, lui sorride”.
Infine Inzaghi, che secondo Ziliani sarebbe “rivale di Gasp nella specialità ‘pianto a giorni alterni'”, e che vanterebbe prodezze “come la recente espulsione per reiterate proteste al fischio finale di una partita vinta (Lazio-Fiorentina 2-1). Immaginatevi se avesse perso“.