Il conduttore della trasmissione radiofonica sportiva Maracanà, Vincenzo Marangio, su tuttojuve.com ha commentato il momento di difficoltà vissuto dalla Juventus e dal suo allenatore Maurizio Sarri, messo ancora più in evidenza a seguito della sconfitta in Champions League contro il Lione.
Le parole di Marangio:
“Una delle massime più semplici e veritiere che esistano recita così: i cavalli vincenti si vedono all’arrivo.
Fatto questo assunto, bisogna imparare a leggere e interpretare il percorso senza esaltarsi se un cavallo è avanti o avvilirsi se si trova indietro, quello che conta è che sia avanti all’arrivo perché del tragitto non si ricorderà nessuno.
Ed è un po’ quello che è alla base della cultura juventina, quella del “vincere è l’unica cosa che conta”, solo che, uscendo dall’esigenza meramente sportiva, nella Juventus intesa anche come azienda, vincere conta anche per far quadrare i conti.
Ecco il motivo per cui se Sarri, o chi per esso, ha messo in conto un anno senza successi per preparare una squadra bella e vincente, è finito clamorosamente fuori strada.
Fatta la necessaria premessa che, fosse stato per il presidente Agnelli, la Juventus sarebbe potuta andare avanti vincendo e basta, lasciando agli altri la moda del fantomatico “bel gioco”, la scelta della Juventus, inteso come area tecnica, quindi Nedved (soprattutto) e Paratici, è quella di un cambio di filosofia: vincere conta ma conta farlo giocando bene.
Semplicemente un capriccio, una moda. Una vittoria varrà sempre 3 punti, sia che la raggiungi con mille passaggi per arrivare al gol che se la raggiungi in tre mosse.
“De gustibus” avrà pensato Agnelli che poi avrà anche specificato “l’importante è vincere, scegliete voi il modo”.
L’area tecnica è andata per la propria strada: via Allegri o chi per esso, dentro Sarri (visto che Guardiola non era disponibile ed era anche piuttosto caro) per cambiare volto alla squadra.
È stata scelta quindi una rivoluzione tattica e non tecnica, cioè cambiare allenatore, per rimotivare la squadra cucendole un nuovo vestito addosso, e non cambiare qualche giocatore mantenendo l’allenatore che in 5 anni qualcosina aveva vinto e che aveva intuito, lavorando da tanto con la squadra.
Ha scelto l’area tecnica, e aveva il potere e il compito di farlo, ma il peggior errore che si possa commettere è perseverare nello stesso.
È evidente che questa squadra, per mille motivi, non si sposa con l’idea di Sarri che, a sua volta, per mille e uno motivi, non si sposa con la società Juventus.
Allora delle due, l’una: o si è sbagliato allenatore (e quindi idea iniziale) o si è sbagliato nell’allestimento della squadra da dare a questo allenatore, ignorando il monito dell’allenatore precedente, Allegri che disse chiaramente: “Quattro cinque giocatori vanno cambiati”, intuendo la fine di un ciclo.
Restando esclusivamente su Sarri, invece, è sempre più chiaro che un “rivoluzionario” non si troverà a suo agio, culturalmente, nei panni del politico, ci sono delle prerogative che mancano: alla Juventus la comunicazione va curata sin dalla virgola, la gestione dei campioni, dell’ambiente, dei tifosi viene prima di qualsiasi appunto tattico e la vittoria viene prima di un cieco credo tattico.
Tradotto: Sarri non si sente a casa sua e la Juventus se n’è accorta.
Certi alibi non possono essere tirati fuori, il gruppo va coccolato e ringraziato e non solo criticato, le responsabilità sono sempre dell’allenatore anche quando non lo sono.
Essere alla Juventus rende tutto molto più complicato e forse Sarri si è preso un compito più grande di lui.
Fare finta che tutto vada bene sarebbe delittuoso, come sarebbe delittuoso fingere che essere primi adesso sia un risultato, l’area tecnica deve intervenire: nello spogliatoio (che dalla denuncia di Bonucci sembra evidentemente mezzo scoppiato, quasi come dopo la famosa finale di Cardiff); con il tecnico (che deve dare subito un’identità alla squadra, a costo di stravolgere il suo rigido credo tattico e dichiarando chiuse le sperimentazioni prima che sia troppo tardi); sul mercato, cominciando con largo anticipo una rivoluzione tecnica che aveva giustamente anticipato Allegri.
Il tempo corre, i cavalli vincenti si vedono all’arrivo e la prossima tappa potrebbe essere decisiva in un senso e nell’altro. Ecco perché ora bisogna aprire gli occhi e agire“.