Il giornalista Andrea Bosco su tuttojuve.com ha salutato Pietro Anastasi, scomparso all’età di 71 anni, con bellissime parole.
Il ricordo di Andrea Bosco:
“Petruzzu u’ turcu come lo chiamava Vladimiro Caminiti se n’è andato. Si è spento a 71 anni.
Era un amico. Un uomo gentile, una persona perbene. Fu un giocatore per certi versi unico. Un centravanti agile, generoso, veloce. Strepitoso in acrobazia, dotato di un gran fiuto per il gol.
La Juventus lo acquistò dal Varese, raccontò il patron, commendator Borghi, di essere stato chiamato al telefono da Gianni Agnelli: “Me lo vende Anastasi?”.
Borghi, che era un grande industriale e un uomo che sapeva condurre gli affari, rispose: “Certo avvocato: se me lo paga in compressori per i miei frigoriferi”.
Anastasi alla Juventus vinse tre scudetti. Era un ragazzo del sud in una Juventus che aveva il suo ‘brasiliano’ in Franco Causio. Il siciliano Pietro Anastasi, adorato dal Cam, eroe di Darwin Pastorin, allievo di Caminiti. Entrambi su Anastasi hanno scritto pagine di vera poesia.
Ad Anastasi è legato anche l’Europeo vinto dall’Italia a Roma: quello della ‘monetina’. Nella finale
contro la Jugoslavia, Pietro segnò un gol di una folgorante bellezza: una vera prodezza balistica.Ma gli dei, come noto, sono sempre ‘invidiosi’ del successo degli uomini.
E l’invidia degli dei colpì Pietro Anastasi prima della trasferta degli azzurri a Mexico 70. Era lui il centravanti titolare di quella Nazionale. Lui la spalla di Gigi Riva.
Ma poco prima di volare in Messico Anastasi dovette essere operato d’urgenza per un attacco di appendicite. E l’appuntamento con la storia, quell’incredibile Italia – Germania 4-3 che tutti considerano la più epica partita di tutti i tempi, Anastasi la vide in Italia, in televisione.
Era benvoluto da tutti: dagli amici, dai compagni, al pari degli avversari.
Perché non potevi non voler bene a Pietro, ragazzo dalla faccia aperta e generosa. Là dove tutti, prima o poi siamo destinati ad andare, Pietro troverà tanta gente che lo conobbe. E tanta che mai in vita incrociò. C’è da scommettere che ci metterà poco, anche là, a farsi benvolere.
Ciao, campione“.