L’ex dirigente bianconero Luciano Moggi, nella sua rubrica sul quotidiano Libero, attacca duramente l’ex presidente FIGC Giancarlo Abete, che dopo Calciopoli subentrò al dimissionario Carraro a capo della Federazione.
Le parole di Moggi:
“Abete non ha ancora capito che cosa è stata Calciopoli.
Mio malgrado, pur non avendo la minima voglia di farlo, devo parlare di Calciopoli per denunciarne ancora una volta le anomalie e le persone incontrate in questo tortuoso percorso.
Tra queste Giancarlo Abete, vice presidente della Federazione prima di Calciopoli, presidente poi in sostituzione del dimissionario Franco Carraro subito dopo il processo sportivo.
Questo signore aveva sempre manifestato il desiderio di non parlare più di quello “scandalo”, ma in questi ultimi giorni evidentemente non ne ha potuto fare a meno: “Il titolo mondiale della nostra nazionale, a Berlino nel 2006, ha rivalutato il nostro calcio dopo Calciopoli“.
Sarebbe facile rispondergli che successivamente, con lui a capo del calcio, l’Italia è stata eliminata dai mondiali al primo turno, sia nel 2010 che nel 2014, con ciò denotando la sua incapacità di sovrintendere a questo sport.
Mentre la Nazionale che vinse nel 2006 era in gran parte formata da quei giocatori che giocavano nella Juventus, retrocessa per «non aver commesso il fatto» se è vero che la sentenza del tribunale sportivo così ci racconta: “Campionato regolare, nessuna partita alterata”.
Gli azzurri a Berlino, in finale, incontrarono la Francia, dove giocavano ben 4 juventini, che sommati ai 5 della nazionale italiana (con Lippi allenatore) facevano 9 giocatori bianconeri in finale.
Tutti giocatori scelti dal sottoscritto
il cui valore lo avevano già dimostrato nel nostro campionato e lo ribadirono nel mondo.Caro Abete, non è stata Calciopoli, che non doveva esistere, ad azzerare il calcio italiano di quel tempo, ma sono stati tutti coloro che, subentrati sulla spinta di Calciopoli, hanno dimostrato scarsa conoscenza della materia e, ad essere bravi, poca organizzazione.
Dichiaravano di volere un calcio limpido, ma successe di tutto: Calcioscommesse compreso, e addirittura la mancata qualificazione ai Mondiali del 2018.
A chiarire le cose in proposito ci viene in aiuto, guarda caso, proprio una sentenza, la 2166 della Corte di Appello di Milano, che assolveva il sottoscritto e condannava il figlio di Giacinto Facchetti, Gianfelice: “È noto a tutti come al tempo del procedimento c.d. Calciopoli fosse opinione comune che il problema non fosse ascrivibile esclusivamente al “c.d. sistema Moggi”, ma si trattasse di modalità diffuse in quel mondo“.
A significare che non era lo strapotere di Moggi a condizionare il calcio e i suoi campionati.
Secondo noi era piuttosto il presidente federale Carraro quando a novembre del 2004, prima di Inter-Juventus, telefonò al designatore Bergamo intimandogli di chiamare l’arbitro Rodomonti per dirgli di non fare favori alla Juve.
O quando, sempre Carraro, richiamò in tono irato il designatore Bergamo, a riguardo delle retrocessioni: “La Lazio domenica va a giocare a Milano e non possiamo far niente (?), ma dopo deve essere aiutata perché non deve retrocedere. E neppure la Fiorentina perché sarebbe un danno per il nostro campionato“.
E infatti non retrocessero“.