La Sezione Disciplinare del Tribunale Federale Nazionale riunita ieri a Roma, ha rigettato l’istanza di sospensione inoltrata dalla Juventus.
Il Tribunale ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato dalla società bianconera, orientata ad ottenere l’annullamento della delibera del Consiglio Federale della FIGC con cui l’allora Commissario Guido Rossi assegnò lo scudetto della stagione 2005-06 all’Inter, società arrivata terza in quel campionato.
Il titolo assegnato a tavolino resta quindi ai nerazzurri.
Almeno per il momento perché, come riporta il Corriere della Sera, l’annosa vicenda che dura ormai da tantissimi anni, sembrerebbe non essere ancora giunta al termine.
La Juventus infatti avrebbe intenzione di continuare a lottare per il titolo assegnato a tavolino ai nerazzurri, e di appellarsi al Tar, per provare a revocare il parere negativo del Collegio di Garanzia del Coni.
La battaglia legale tra Juventus e il fronte unito Inter-FIGC, non è quindi ancora finita.
La società bianconera presieduta da Andrea Agnelli non intende rinunciare a lottare per quel titolo sottratto ingiustamente
, ed è pronta a giocarsi una nuova partita.Dopo la notizia giunta dal Tribunale Federale che ha respinto ieri l’ennesimo ricorso della Juventus, è giunta la prima dichiarazione dell’ex dirigente bianconero Luciano Moggi.
L’ex dirigente bianconero, intervistato in merito da Adnkronos ha commentato:
“Se mi aspettavo una decisione diversa? Basterebbe guardare la sentenza passata in giudicato della Corte d’appello di Milano in cui c’è scritto che Facchetti aveva chiesto a un arbitro di fargli vincere la partita di Coppa Italia con il Cagliari”.
“Se questo non fosse sufficiente, c’è la vicenda del falso passaporto di Recoba…”.
“Non c’è nessuna nostra telefonata in cui chiedevamo all’arbitro di farci vincere le partite e la stessa sentenza di Napoli scagiona la Juventus“.
“Mi devono spiegare come si fa a dire che l’Inter, in pratica, era una società immacolata che doveva prendere lo scudetto“.
“Bastano due cose: la sentenza di Milano e il passaporto di Recoba“.