Il nuovo allenatore della Juventus, Maurizio Sarri, è stato presentato ufficialmente al popolo bianconero, davanti al quale si è presentato emozionato ed elegante.
Per il nuovo tecnico bianconero è un periodo di grandi contestazioni e dure critiche, e proprio su questo ha scritto il editoriale Tony Damascelli su il Giornale:
“Era vestito con l’abito da cerimonia, divisa ufficiale del club, cravatta compresa, ma ha parlato come se avesse, indosso, la tuta.
Schietto, nei limiti del consentito dalle regole sabaude, puntuale e per nulla ruffiano, toscano nell’intelligenza della battuta e nell’intuizione delle risposte.
Non ha circuito i tifosi bianconeri che lo stanno trattando come un migrante clandestino, non ha rinnegato la sua origine napoletana e il suo affetto per quella folla meravigliosa ma ha ribadito che il mestiere porta a scelte che fanno parte del gioco e, dunque, la sua carriera meritava questa stazione di arrivo. Che è anche di partenza, nel club più importante d’Italia, nella squadra carica di titoli.
Sarri da bancario vuole diventare banchiere, entra a fare parte di un’azienda che ha ritmi e testa di un cinismo, di una perfidia e di un senso di appartenenza, quasi esclusivi.
Chi scrive e parla di stile Juve non sa di che cosa stia parlando e scrivendo, lo stesso stile è una invenzione giornalistica
, legata soltanto a Gianni Agnelli e suo fratello Umberto.Potrei elencare altre figure che con il sedicente stile nulla hanno avuto a che fare in passato o hanno, tra i contemporanei.
Sarri ha ammesso errori di linguaggio e di postura ma ha aggiunto che facevano parte di un momento di lotta e passione.
Non significa, come qualcuno invece lo condanna, di un avido voltagabbana ma è l’orgoglio di un professionista che vuole raggiungere il risultato migliore.
Il popolo napoletano non gliela perdona, quello juventino lo aspetta all’esame: deve battere Conte e l’Inter e andare a vincere al San Paolo come lui stesso fece all’Allianz di Torino.
De Laurentiis Aurelio, con il garbo che lo contraddistingue, gli ha mandato un messaggio elegante, ricordando che Sarri urla e bestemmia.
Direi che sarebbe l’ideale interprete di un cinepanettone. Aurelio, come lo ha nominato lo stesso Sarri in conferenza, dovrà farsi una ragione: l’ex consulente finanziario ormai ha traslocato a Torino, forse con la tuta, forse con la sigaretta, forse con le guance non rasate, in quel viso che ricorda don Pietro Savastano, nella serie televisiva Gomorra.
«Ogni mattina mi svegliavo e il primo pensiero era quello di sconfiggere la Juventus». Sarri Maurizio finalmente dormirà serenamente e si desterà tranquillo. L’incubo riguarderà altri colleghi suoi”.