Massimiliano Allegri in una intervista al Corriere della Sera ha anticipato i temi che affronta nel suo primo libro: “È molto semplice” edito da Sperling & Kupfer.
Il libro: il manuale delle 32 regole del calcio secondo l’allenatore toscano, in cui fonde il Max toscanaccio alla «Amici Miei» con l’allenatore iper professionista dei grandi, da Berlusconi ad Agnelli. Sarà in libreria il 9 aprile.
Ecco alcuni passaggi del suo racconto al Corriere della Sera.
LO SPIRITO DEL LIBRO
“Racconto la mia esperienza di vita, da bambino fino a oggi, e la mia esperienza di calcio, da giocatore e da allenatore. Spero che sia d’aiuto, che serva a qualcuno, non solo nel calcio, ma anche a livello manager“.
LA SEMPLICITÀ DEL CALCIO E CHI LO FA PIÙ COMPLICATO
“Se ce l’ho più coi colleghi o coi commentatori? Non ce l’ho con nessuno, dico solo che si rende complicato ciò che è semplice. La semplicità è la cosa più complicata, ma si sta andando verso una direzione non corretta, perché complicare le cose rende ancora più difficile il lavoro”.
SQUADRA CINICA E ALLENATORE AZIENDALISTA
“Perché per altri sono quasi degli insulti? Perché hanno modi di vedere diversi dal mio. Un allenatore aziendalista è un allenatore che porta risultati”.
ALLA JUVE COME ALLENATORE MANAGER ALLA FERGUSON
“Io mi reputo un manager dell’azienda Juventus, che alla fine dell’anno deve portare a casa il risultato, non solo a livello sportivo, ma anche a livello di crescita dei giocatori. Risultati che incidono alla fine anche sul bilancio della società. Se in Italia sarà possibile avere un allenatore manager alla Ferguson? Io spero di sì, perché vorrebbe dire rimanere tanti anni alla Juve“.
I POLLI D’ALLEVAMENTO
“Perché purtroppo si va verso un’idea di calcio in cui i ragazzi non vengono fatti più pensare. Ma se si fanno crescere dei ragazzi “non pensanti ”, poi chi smette di giocare a calcio cosa fa nella vita?“.
IL CALCIO OLANDESE
“L’Olanda è l’esempio di un sistema in cui sono stati costruiti per molti anni giocatori singoli molto bravi, poi che non abbiano vinto è un altro discorso. Il calcio olandese era un calcio totale perché tutti sapevano giocare in tutte le zone del campo. Il fatto che il calcio olandese sia tornato competitivo è merito dei singoli talenti? Dei singoli talenti all’interno di un sistema che insegna ai ragazzi a giocare a calcio, che non li ‘meccanizza‘“.
IL CAZZEGGIO CREATIVO ALLA ‘AMICI MIEI’
“È importante perché ti stacca dal lavoro quotidiano e ci sono momenti in cui mi serve: non si può pensare di lavorare 24 ore su 24“.
L’EMPATIA BRUTALE
“Un esempio? È molto semplice: al giocatore do quello che gli serve ma non quello che vuole“.
LA VOGLIA DI CRESCERE
“Cosa può farmela perdere? Non lo so. In questo momento ho passione e mi diverto. E quindi vado avanti“.
LA FINALE DI CHAMPIONS PERSA A CARDIFF
“Il compiacersi e la presunzione ti possono far perdere il senso della realtà, non ti fanno mettere a fuoco quelli che sono i punti di forza dell’avversario. Nella finale col Real abbiamo avuto eccessivo ottimismo e sicurezza“.
LA JUVE E CHAMPIONS
“In Europa la Juve si trova meglio come outsider o come favorita? “In Europa devi vincere, come devi vincere in Italia”.
ALLEGRI E I CAVALLI
“Ho imparato tanto dai cavalli perché è un mondo in cui ci sono similitudini con il calcio. Dai calciatori ho imparato tantissimo, perché ho avuto la fortuna di allenare molti campioni. E, siccome sono curioso, sapere come ragionano mi ha aiutato a crescere“.