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Quagliarella e Kean: il vecchio e il bambino fanno grande l’Italia

La nazionale Italiana batte 6-6 il Liechtenstein ed prima nel suo girone di qualificazioni per Euro 2020.

Il giornale open.online condivide su Twitter in bell’articolo che cortocircuita la vecchia generazione con quella che avanza a grandi falcate, incarnate da Fabio Quagliarella e Moise Kean: il vecchio e il bambino.

Moise Kean, classe 2000. Fabio Quagliarella, classe 1983.

Scrive open.online:

Uno appartiene alla generazione Z, l’altro a quella dei Millennials. Hanno segnato nella stessa settimana, fissando due record personali: Kean è il primo marcatore della Nazionale nato nel 2000.

Quagliarella è il più vecchio: con la doppietta contro il Liechtenstein ha superato Christian Panucci. Quagliarella ha segnato a 36 anni e 54 giorni. Panucci si era fermato a 35 anni e due mesi.

Se non fosse stato per Bruno Nicolè, che è ancora il più giovane marcatore della Nazionale, avremmo fissato un record ancora più sfizioso. Ma i numeri sono cose da nerd: quello che conta è che dopo l’esclusione dal mondiale, l’Italia – seppur con due avversari di piccolo calibro – è ripartita.

Con Mancini in panchina e il “vecchio e il bambino” (anzi, i bambini) in campo, il cammino verso la qualificazione agli europei procede spedito. Un esempio di “solidarietà generazionale” che manca nella vita di tutti i giorni ma che almeno ritroviamo su un campo di calcio.

Quaglierella, in realtà, ha fissato un doppio record personale: quella contro il Liechtenstein è la sua prima partita da titolare in Nazionale dopo 9 anni. L’ultima volta aveva giocato contro la Svizzera (era il 2010) e aveva fatto gol.

«Fabio non è a gettone, è qui perché se lo merita», ha detto Mancini. E ha ragione. A 36 anni suonati, l’attaccante della Samp è in testa alla classifica marcatori con 21 gol, davanti a Cristiano Ronaldo (che ne ha fatti 19).

Gli ultimi minuti con la Finlandia – 10 minuti di fuoco – hanno fugato ogni dubbio. L’età è relativa, come il tempo.

Quagliarella può giocare e segnare ancora. L’Italia – forse – sarà salvata dai ragazzini. Ma i vecchi non stanno a guardare.

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