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Claudio Marchisio: “Io sarò sempre juventino”

Bellissima intervista fatta a Claudio Marchiso, pubblicata stamane sulla Gazzetta della Sport.

Ecco alcuni passaggi della lunga intervista rilasciata dal ‘Principino’.

“Partiamo da due date: 19 agosto 2006, prima gara in bianconero; 19 maggio 2018, l’ultima. Che cosa è stata la Juve per lei?” viene chiesto a Claudio Marchisio:

«In realtà ho chiuso con l’amichevole di Villar Perosa, dove ho anche segnato… Scherzi a parte, la Juve è stata più di due terzi della mia vita: ero un bambino, non immaginavo nemmeno che fosse possibile realizzare un sogno così. È stata una splendida avventura».

Poi in merito alla rescissione del contratto Claudio Marchisio precisa:

«L’avventura era al capolinea, ma il mercato stava chiudendo e pensavo che sarei rimasto. La società ha deciso di rescindere, per me non è stato facile. Con il senno di poi si potrebbe dire: ci sono stati tanti infortuni a centrocampo, magari avrei avuto spazio. Ma sarebbe stato sbagliato rimanere, non avrei retto un altro anno come l’ultimo.Speravo in qualche possibilità in più, ma ho sempre messo il gruppo davanti al singolo».

Si aspettava un trattamento diverso?

«Io ho dato tanto ma anche la Juve mi ha dato tanto. Non ho rimpianti. Nel calcio, come nel lavoro e in amore, ci sono tanti modi per chiudere le storie».

E ancora, «alla fine mi considero fortunato per ciò che ho avuto. Ho perso due finali di Champions e un Europeo, ma sono felice di aver vinto 7 scudetti. Ricordo quando firmai il primo contratto con Andrea Agnelli, erano anni in cui arrivavamo sempre settimi. Gli dissi: “Spero che tu non voglia essere uno dei pochi presidenti che non ha vinto nulla, così come io non voglio essere uno dei pochi juventini a non aver vinto nulla”».

Nel rapporto con Allegri qualcosa si era rotto?

«Dopo l’infortunio aveva altre priorità. Io gli chiesi fiducia e continuità, ma lui ha fatto altre scelte». «Ho rifiutato due volte il Milan, sono sempre arrivate tante offerte sia dall’estero che dall’Italia, per me la squadra importante oltre alla Juve è sempre stata il Milan. Però non sarei mai andato in un altro club italiano».

Che consiglio darebbe a Dybala?

«Paulo ha un dono innato e mi spiace vederlo così lontano dalla porta. Anche la Juve ne beneficerebbe. Ricordo la sua prima partita con la Juve: Supercoppa con la Lazio, entrò e gli dissi “Stai vicino all’area che segni’. Lui fece gol. Ha una facilità di tiro incredibile».

Ronaldo l’ha sfiorato per poco alla Continassa. È davvero un marziano?

«Lavora tantissimo, cura molto ogni aspetto della preparazione. È un esempio. Ha un fisico atipico per un calciatore, sembra più un centometrista»

Vidal, Pogba, Pirlo, Marchisio: era il centrocampo più forte del mondo?

«Era una gran bella sfida con quello del Barcellona. Avevamo estro, corsa e fisicità. È stato un onore giocare con loro: la genialità di Andrea, l’esperienza mia, l’esuberanza di Vidal e la spensieratezza giovanile di Paul».

È stato allenato da tanti ex centrocampisti: Deschamps, Delneri, Conte, Allegri, Prandelli e ora Semak. Da chi ha imparato di più?

«Tutti mi hanno lasciato qualcosa. Deschamps mi diede tanti consigli, con Prandelli ho iniziato a segnare tanto. Ringrazio Conte non solo per ciò che mi ha insegnato sugli inserimenti ma per il carattere. Con la sua determinazione è stato una guida»

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