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Gianluca Vialli vince il premio Gazzetta in ricordo di Facchetti

L’ex attaccante della Juventus, è stato l’ospite d’onore del Candido-Day, giornata dedicata all’ex direttore della ‘Gazzetta dello Sport’, Candido Cannavò, scomparso 10 anni fa, e rimasto nel cuore dei tifosi.

Vincitore del premio ‘Il bello del calcio’ in memoria di Giacinto Facchetti, Vialli torna a parlare del suo passato sportivo, della sua malattia, ma anche del suo futuro.

La malattia lo ha inevitabilmente cambiato, ma nello spirito è rimasto lo stesso di sempre:

“È la prima volta che mi hanno definito ‘il bello del calcio’, perché quello era sempre Mancini, io al massimo ero il più simpatico… Ma visto che lo ha preso Zola prima di me, allora ci può stare”, commenta Vialli, con ironia.

Vialli ha continuato con un ringraziamento: “Accetto con umiltà e orgoglio questo premio”.

E ha proseguito con una battuta:

“So come è andata la scelta, siete stati lì con i foglietti a decidere e avete detto ‘Diamolo a Vialli quest’anno perché magari l’anno prossimo sarà troppo tardi’”, ha aggiunto con ironia.

Gianluca Vialli, 54 anni, ha dimostrato di avere coraggio e tanta voglia di combattere la sua difficile battaglia fuori dal campo.

Inevitabilmente la malattia ha lasciato il segno, e ha avuto il coraggio di raccontarlo con parole semplici: “Ho avuto il cancro. Per ora ho vinto, ma la partita non è finita”.

L’ex attaccante juventino ha poi chiuso l’argomento con un sereno: “La battaglia continua, sto bene. Grazie di tutto”.

Vialli poi ha ricordato di essere stato l’ultimo capitano della Juventus ad alzare la Champions League

nel 1996, dopo la finale vinta ai rigori contro l’Ajax:

“Sono stato l’ultimo ad alzare la Coppa dei Campioni, ne sono orgoglioso ma anche stufo. Vorrei essere stato capitano di un club che la vince un anno sì e uno no. Avrei voluto l’alzasse Buffon al posto di Chiellini ma va bene, piuttosto che Ferrara”, ha ironizzato Vialli con un sorriso rivolto a Ciro Ferrara, presente in platea.

Sulla sua Juventus, ha commentato:

“Indossare la maglia della Juve è un onore e un onere. C’è una storia alle spalle da rispettare. Grande organizzazione e grande mentalità. Il posto adatto per fare il calciatore“.

Un commento anche sulla possibilità di vestire la maglia del Milan:

“Non è stato un rifiuto ma la scelta di non lasciare la Sampdoria. Ai tifosi rossoneri dico che se fossi andato al Milan, magari non sarebbe arrivato Van Basten quindi dovrebbero ringraziarmi”.

Quanto al suo futuro, e alla possibilità che possa diventare il Capo delegazione della Nazionale Italiana, come chiestogli dal presidente Gravina, ha commentato:

“Può essere una prospettiva, ringrazio il presidente Gravina. Sono orgoglioso, un ruolo prestigioso che va fatto con responsabilità. Ho chiesto del tempo per riflettere, ragionamenti che sto facendo con la famiglia. Sarebbe fantastico prendermi cura ancora di Roberto”, riferendosi all’amico Roberto Mancini, ct della Nazionale.

Lo scorso anno a ricevere il premio era stato il calciatore Andrea Pirlo.

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