Champions League. Sale la tensione.
Parla la “Furia Ceca”, e non lo fa mai per caso.
Pavel Nedved racconta al quotidiano inglese The Telegraph l’impatto avuto dal simbolo vivente della Champions League: CR7.
“Ronaldo ci ha fatto migliorare nella mentalità. Siamo rimasti impressionati dalla sua personalità”, ha raccontato il dirigente al The Telegraph.
“C’è sempre stata una mentalità vincente alla Juve, ma lui ha portato quel qualcosa che ha colpito i compagni e li ha resi ancora più fiduciosi. Ronaldo è un giocatore da Juve, ha la mentalità perfetta”.
Il vicepresidente della Juve poi regala ai tifosi questo proclama:
“Io voglio vincere la Champions, da calciatore non ci sono riuscito. Poi potrò riposare in pace…”dice.
“Il mio rapporto con la Juve e con i tifosi è sempre stato forte, forse è per il modo in cui vedo il calcio”, dice Pavel.
“Sento sempre la responsabilità di non deludere nessuno. Non c’è differenza con il passato, mi sono sempre sentito così. Posso dire che da calciatore era meno pesante, perché potevo concentrarmi solo sulla mia prestazione, su me stesso”.
Pavel Nedved analizza poi la delicata partita che attende la Juventus in mercoledì in Spagna, e non dispensa elogi per l’avversario: “l’Atletico Madrid è una squadra che riflette la personalità del proprio allenatore”.
E su Simeone, che il ceco conosce bene dai tempi della Lazio, dice “non è una sorpresa vederlo in panchina”.
A proposito del rapporto di Nedved con i tifosi, il dirigente bianconero ha detto:
“Onestamente non riesco a spiegare perché il mio rapporto con i fan sia così forte, ma, forse, è dovuto al modo in cui vedo il calcio. L’ho sempre visto come il risultato di grandi sacrifici, sacrifici che fai ogni giorno per le vittorie e duro lavoro. Questo è ciò su cui si basa questo club: quel duro lavoro, quel grande sforzo, quel sacrificio”.
“Secondo me il lavoro è come la Juventus. Non ci sono molti club come questo: il Manchester United, il Real Madrid, il Barcellona e il Bayern Monaco. Ho sempre avuto questo tipo di mentalità. Ho imparato da quando ero un bambino cresciuto in un piccolo villaggio nella Repubblica Ceca, che dovevo essere così per competere, per essere il migliore e poi competere contro il meglio. Non c’è stato un secondo, un minuto, un’ora, un giorno che mi sono perso perché ho sempre voluto migliorare. Non ho perso tempo e non ho rimpianti. Ne è valsa la pena farlo”.