Gianluca Vialli, intervistato da Aldo Cazzullo per il programma di Rai 2 “Povera Patria”, ha ripercorso le diverse tappe della sua carriera ed è tornato a parlare anche della sua malattia, che aveva confessato qualche mese fa.
Vialli racconta:
“A 3 anni credo di aver dato il primo calcio ad un pallone, mi sono innamorato e da lì ho capito quello che avrei voluto fare, quindi ho avuto un grande vantaggio rispetto a chi non scopre la propria passione fino a un’età più avanzata. Ho giocato sempre, con gli amici in oratorio, si faceva un’ora di catechismo e in cambio ci lasciavano giocare. Ci ho messo tanta pratica, e di qualità, perché ho sempre avuto maestri che mi hanno insegnato le cose giuste“.
Vialli prosegue raccontando il suo forte legame con la Sampdoria:
“Ero troppo innamorato della Sampdoria, era il mio primo amore. Quando incontrai Mantovani per la prima volta lui mi disse che la sua missione era quella di dimostrare che si poteva vincere anche senza far parte dello status quo. Da lì mi innamorai del progetto, ero pronto a camminare sull’acqua, ad andare in battaglia per lui. Andavo a letto con il pigiama della Sampdoria! Eravamo tutti così, non c’era niente che mi avrebbe fatto cambiare idea, finché poi, completata la missione, arrivò il momento di andare in un’altra squadra”.
E del suo percorso alla Juventus, Vialli ricorda:
“Di quella dell’Olimpico ricordo che la vittoria mi portò più sollievo che gioia e soddisfazione, perché sentivo un sacco di pressione. L’avevo già persa con la Sampdoria quattro anni prima, sapevo che sarebbe stata l’ultima partita con la Juventus e quindi c’era necessità da parte mia di vincerla
perché altrimenti pensavo che sarei potuto cadere in depressione. Incubi su Wembley? Ritenni di essere responsabile della non vittoria perché mi capitarono due o tre occasioni da gol che non riuscii a trasformare, quindi mi caricai di tutte le colpe e fu un dispiacere enorme. Siccome noi ci teniamo moltissimo, al di là del fatto che molti credono che i calciatori giochino solo per soldi, ma in realtà lo facciamo soprattutto per passione, quella sconfitta fu difficile da digerire”.Inevitabile un accenno al periodo buio che ha vissuto a causa della sua malattia.
Roberto Mancini ha rivelato di essere venuto a conoscenza della malattia dell’amico Vialli, solo dopo aver letto il suo libro.
Vialli racconta:
“Avevo deciso di non condividere la mia storia finché non mi fossi sentito nelle condizioni fisiche e psicologiche per poterlo fare. Ci siamo parlati tante volte, e lui sapeva che io sapevo che lui sapeva…”.
Quando la notizia è stata di dominio pubblico, tantissimo è stato l’affetto dimostrato a Vialli dai tifosi delle sue ex squadre:
“Mi ha commosso, è quel tipo di supporto e di energia che ti arriva e non può che farti del bene. Ogni tanto ci vuole, dire a se stessi ‘ho fatto qualcosa di buono, la gente si ricorda e mi è vicina in un momento di difficoltà’. Ne approfitto per ringraziarli”.
Vialli conclude:
“Ora sto bene, sto ancora lavorando sul fisico ma in estate sono stato in vacanza, in costume, e nessuno ha avuto di che lamentarsi. Paradossalmente è un periodo molto felice nella mia vita, sono più equilibrato, ora è tornata la salute e faccio ciò che voglio”.