A Dubai, in occasione dei Globe Soccer Awards, sono riuniti da giorni tutti i maggiori esponenti di spicco del panorama mondiale calcistico.
L’evento prevede tutta una serie di appuntamenti, tra i quali la Dubai International Sports Conference, durante la quale è intervenuto anche Fabio Paratici, direttore sportivo della Juventus.
La Juventus ha i riflettori puntati su di sé. Le scelte strategiche della dirigenza hanno, nel corso del tempo, creato un impero e un club che sembra inarrestabile, in grado di vincere e ambire a tutto.
Il dirigente ha avuto modo di commentare la sua Juve, partendo dall’uomo simbolo più interessante e ammirato, CR7.
Proprio nel corso dei Globe Soccer Awards, il giocatore portoghese ha fatto il pieno di premi, portandosene a casa ben tre.
Su di lui Paratici, commenta: “Ronaldo è Ronaldo, c’è poco da dire. Siamo felici di lui non solo dal punto di vista tecnico. Lavora duramente tutti i giorni ed è un esempio. Perché quando guardi il numero 1 lavorare così, tutti si sentono in obbligo di fare lo stesso. Si allena tantissimo ed è attento ad ogni dettaglio”.
Sul trasferimento di CR7 dal Real Madrid alla Juventus, il dirigente spiega:
“Tutto è avvenuto in maniera molto rapida. È stato un trasferimento storico, bisogna ringraziare il presidente e il Real Madrid perché non era facile cedere un giocatore così. Il primo contatto c’è stato durante i quarti di finale della Champions League, Jorge Mendes mi disse che Cristiano voleva giocare per la Juve. Io pensavo fosse una barzelletta, poi si parlò di Cancelo e lui tornò su Ronaldo. In quel momento capii che si poteva provare”.
Prosegue Paratici:
“Ne parlai con Agnelli, non era facile ma lui rispose subito in maniera positiva sia sotto l’aspetto tecnico, che per le motivazioni del giocatore, che per quello che avrebbe potuto portare al nostro brand. Dopo qualche ora mi ha richiamato per dirmi di provarci”.
E chi ha accolto la notizia con particolare felicità è stato proprio il tecnico Massimiliano Allegri:
“Quando l’ho detto all’allenatore era felicissimo. È un tecnico fortunato. Agnelli ne ha parlato con i responsabili commerciali, abbiamo fatto uno studio numeri alla mano e quando si è capito che l’operazione era vantaggiosa si è deciso di procedere”.
Il direttore sportivo ha poi proseguito:
“Negli ultimi otto anni abbiamo avuto due dei migliori allenatori del mondo come Conte e Allegri. Sono due allenatori diversi: Conte è più caratteriale ed organizzatore, era perfetto per quel momento. Serviva un allenatore che avesse grande ‘juventinità’. Con lui e Agnelli c’è stata la rinascita del club, ci hanno dato un grande aiuto. Allegri ha trovato una situazione già in divenire, veniva da un grande club come il Milan e ci ha trasmesso questo tipo di mentalità. È forse meno organizzatore, ma più tecnico e aperto alle diverse situazioni di gioco. Da loro ho imparato tante cose e devo ringraziarli”.
E sulla partenza di Gigi Buffon, che fino ad allora era stato il simbolo della Juventus, rivela:
“Quando si perde una bandiera come Gigi bisogna prepararsi e non è facile. Lui è anche un mio amico, da cui ho imparato tanto sul calcio e sulla Juventus. Ci siamo preparati, lui aveva deciso in un primo momento di concludere la carriera e quando siamo arrivati alla fine del campionato abbiamo confermato Szczesny. Poi lui ha avuto una proposta dal Psg, lo ha detto al presidente e a quel punto si è deciso di lasciarlo andare“.